Quando ci si trova ad avere un litigio con una persona cara (famigliari, amici, compagn* ), non è mai una cosa piacevole. Qualsiasi sia il fattore scatenante dell’accesa discussione, le parole che spesso usiamo, o che ci vengono rivolte, non corrispondono a ciò che realmente vorremmo esprimere. Gli stati emotivi suscitati sono molteplici e non sempre riconoscibili nel momento del litigio. Per esempio, quando la rabbia prende il sopravvento potremmo non riconoscerne l’immediata l’intenzione, ma genera un flusso di parole che ne genera altre, fino, nei casi più gravi, a perdere il controllo di ciò che si dice. Ma è davvero sempre così? Davvero si “perde il controllo” di ciò che si dice? Oppure il litigio si trasforma in un pretesto per dire ciò che si pensa realmente? Vecchi rancori, questioni apparentemente risolte, riemergono in quel contesto, come se fossero il vero motivo del litigio. Dunque si potrebbe pensare che il fattore scatenante possa essere un semplicissimo (e a vol
In un mondo dove tutto cambia continuamente, tu hai una malattia che cambia continuamente. Complimenti! Sei perfettamente in armonia con il cosmo, non c'è che dire! Certo, mi dirai, ma chi dice che il costante cambiamento sia positivo? Basti pensare alla tecnologia e alle cose che ti permette di fare adesso, come leggere questo post sul tuo smartphone, magari mentre ti stai rilassando sul divano. Potresti pensare alla medicina, grazie alla quale sono state debellate malattie prima mortali e ci rende tutti, più o meno, "recuperabili". Noi affetti da sclerosi multipla, esperti in "recuperi" tutto l'anno! Sono reduce dall'ennesima ricaduta, ma dopo diciotto anni di malattia ci sta. Prima o poi si recupera, è quasi sempre stato così. Saranno anche gli acciacchi dell'età, ma ora la malattia sento. Non intendo, dolori, torpori, tremori, stanchezza, deficit della vista... questi si sa, fanno parte del corredo. Intendo un sentire addosso, come se avessi u