Articolo del 25 novembre 2014 preso da mediterranews.org
Continuano purtroppo gli attacchi di vari neurologi contro la teoria del prof. Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara sulla correlazione tra insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), da lui stesso scoperta nel 2007, e la sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale non si conoscono ancora né le cause né una terapia definitiva e valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite nella ricerca soprattutto nel ricco settore farmaceutico.
Nonostante la ricerca sulla CCSVI stia avanzando a livello internazionale, alcuni sordidi personaggi che hanno un pesante conflitto d’interessi con le cause farmaceutiche continuano a diffamare questo filone di ricerca (per paura?) che ha prodotto tanta rabbia ed invidia alla faccia dei malati che da troppi anni attendono di conoscere le cause della malattia e una possibile cura.
E’ stato appena pubblicato sul sito della rivista scientifica Brain and Behavior un articolo intitolato “Liberation treatment” for chronic cerebrospinal venous insufficiency in multiple sclerosis: the truth will set you free (“Trattamento di liberazione” per l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale nella sclerosi multipla: la verità vi renderà liberi).
Già il titolo fa capire il tenore dell’articolo, nelle loro conclusioni gli autori scrivono addirittura che la CCSVI sembra essere un costrutto ecografico scarsamente riproducibile e clinicamente irrilevante. Il “Trattamento di liberazione” non avrebbe un’efficacia provata, potrebbe esacerbare l’attività di base della malattia e sarebbe stato complicato da seri eventi avversi (SAEs). A loro avviso il “Trattamento di liberazione” deve venir smesso di essere offerto ai pazienti con SM, anche nella forma di studi randomizzati controllati (RCT).
Si tratta di affermazioni false che a livello scientifico non stanno né in cielo né in terra.
Gli autori sembrano infatti non sapere (oppure fingono…) che la CCSVI è una patologia già riconosciuta dall’Unione Internazionale di Flebologia (UIP). (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24566499)
Diversi studi flebografici hanno inoltre confermato l’esistenza e la prevalenza di malformazioni venose nelle vene giugulari interne ed azygos dei malati di sclerosi multipla.
La Società Internazionale per le Malattie Neurovascolari (ISNVD) raccomanda un approccio multimodale non invasivo ed invasivo per determinare quale sia la reale prevalenza della CCSVI nei pazienti con sclerosi multipla e in altri disturbi del sistema nervoso centrale, così come nei soggetti sani. (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25255703)
Gli studi finora pubblicati hanno inoltre confermato l’utilità degli interventi di angioplastica per ridurre alcuni sintomi nei malati di sclerosi multipla (fatica, disturbi vescicali, ecc.) anche se purtroppo non in tutti i casi e la ricerca sta cercando di capire il perché.
Infine, numerosi studi sulla sicurezza degli interventi di angioplastica hanno confermato come si tratti di un intervento sicuro se effettuato da mani esperte.
In Italia è in corso lo studio multicentrico “Brave Dreams“, promosso e finanziato dalla Regione Emilia Romagna che chiarirà definitivamente l’utilità degli interventi di angioplastica. (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23034121)
Ad esso partecipano diversi centri sclerosi multipla, molto più aperti ed illuminati rispetto agli autori di questo articolo spazzatura.
Fonte: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/brb3.297/full
Continuano purtroppo gli attacchi di vari neurologi contro la teoria del prof. Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara sulla correlazione tra insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), da lui stesso scoperta nel 2007, e la sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale non si conoscono ancora né le cause né una terapia definitiva e valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite nella ricerca soprattutto nel ricco settore farmaceutico.
Nonostante la ricerca sulla CCSVI stia avanzando a livello internazionale, alcuni sordidi personaggi che hanno un pesante conflitto d’interessi con le cause farmaceutiche continuano a diffamare questo filone di ricerca (per paura?) che ha prodotto tanta rabbia ed invidia alla faccia dei malati che da troppi anni attendono di conoscere le cause della malattia e una possibile cura.
E’ stato appena pubblicato sul sito della rivista scientifica Brain and Behavior un articolo intitolato “Liberation treatment” for chronic cerebrospinal venous insufficiency in multiple sclerosis: the truth will set you free (“Trattamento di liberazione” per l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale nella sclerosi multipla: la verità vi renderà liberi).
Già il titolo fa capire il tenore dell’articolo, nelle loro conclusioni gli autori scrivono addirittura che la CCSVI sembra essere un costrutto ecografico scarsamente riproducibile e clinicamente irrilevante. Il “Trattamento di liberazione” non avrebbe un’efficacia provata, potrebbe esacerbare l’attività di base della malattia e sarebbe stato complicato da seri eventi avversi (SAEs). A loro avviso il “Trattamento di liberazione” deve venir smesso di essere offerto ai pazienti con SM, anche nella forma di studi randomizzati controllati (RCT).
Si tratta di affermazioni false che a livello scientifico non stanno né in cielo né in terra.
Gli autori sembrano infatti non sapere (oppure fingono…) che la CCSVI è una patologia già riconosciuta dall’Unione Internazionale di Flebologia (UIP). (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24566499)
Diversi studi flebografici hanno inoltre confermato l’esistenza e la prevalenza di malformazioni venose nelle vene giugulari interne ed azygos dei malati di sclerosi multipla.
La Società Internazionale per le Malattie Neurovascolari (ISNVD) raccomanda un approccio multimodale non invasivo ed invasivo per determinare quale sia la reale prevalenza della CCSVI nei pazienti con sclerosi multipla e in altri disturbi del sistema nervoso centrale, così come nei soggetti sani. (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25255703)
Gli studi finora pubblicati hanno inoltre confermato l’utilità degli interventi di angioplastica per ridurre alcuni sintomi nei malati di sclerosi multipla (fatica, disturbi vescicali, ecc.) anche se purtroppo non in tutti i casi e la ricerca sta cercando di capire il perché.
Infine, numerosi studi sulla sicurezza degli interventi di angioplastica hanno confermato come si tratti di un intervento sicuro se effettuato da mani esperte.
In Italia è in corso lo studio multicentrico “Brave Dreams“, promosso e finanziato dalla Regione Emilia Romagna che chiarirà definitivamente l’utilità degli interventi di angioplastica. (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23034121)
Ad esso partecipano diversi centri sclerosi multipla, molto più aperti ed illuminati rispetto agli autori di questo articolo spazzatura.
Fonte: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/brb3.297/full
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