Articolo del 20 settembre 2014
L’intesa ratificata nella mattinata di ieri Venerdì 18 Settembre ha finalmente definito un piano per la distribuzione della cannabis terapeutica in Italia, il protocollo sottoscritto dal Ministero della Salute e dal Ministero della Difesa, ben accolto da Federfarma col comunicato del presidente Annarosa Racca, stabilisce infatti tempi, tappe e modalità della produzione di farmaci a base di cannabis. Si tratta di un percorso articolato e studiato per favorire la diffusione delle terapie ad uno spettro di pazienti più ampio con costi ridotti rispetto le attuali previsioni per l’importazione dall’estero dei farmaci specifici.
Stando ai dettagli dell’accordo, che prevede l’inserimento nel medio e lungo termine della cannabis nei Lea solo dopo aver garantito sul meccanismo di sviluppo, verranno introdotti diversi passaggi intermedi per la realizzazione del progetto con in primis la produzione avviata nello stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, che gestirà la coltivazione, ed il processo di preparazione dei farmaci oltre che dispensazione invece affidato alla rete di farmacie, ospedaliere e non, autorizzate al trattamento per la vendita che avverrà, da prassi, con ricetta. Nonostante la definizione di buona parte del processo produttivo, l’avvio della produzione di cannabis terapeutica sarà subordinato ad un ulteriore approvazione da parte di un protocollo tecnico che dovrà definire, fornendo il resoconto al Consiglio superiore di Sanità, il protocollo tecnico dettagliato comprendente gli ulteriori dettagli che andranno a limare il percorso di produzione, illustrato ad oggi in via sommaria.
Le prospettive del nuovo protocollo d’intesa appaiono più che discrete, con la riduzione dei costi del 50% rispetto ai prezzi ad oggi stimati, per un solo trattamento, sui circa 900 euro annui per paziente al fine di estendere ad una parte sempre più ampia di pazienti la copertura farmacologica, il tutto in perfetta linea con le politiche di spending review che, qualora i risultati siano molto soddisfacenti, potrebbe estendere l’idea di auto-produzione anche per altre tipologie difarmaci.
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