Articolo del 21 ottobre 2013 preso da mediterranews.org
Capita abbastanza spesso che alcuni malati non abbiano tratto alcun beneficio dall’intervento di angioplastica (PTA) per l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), di cui è stata ipotizzata una correlazione con la sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale purtroppo non si conoscono ancora né le cause né una terapia definitiva e valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite per la ricerca, soprattutto nel ricco settore farmaceutico.
Le ragioni per la quale l’intervento di angioplastica non ha funzionato possono essere molteplici: restenosi, trombosi, dilatazione insufficiente, compressione muscolare, ecc.
I massimi esperti mondiali sul trattamento della CCSVI hanno anche pubblicato nel maggio scorso sulla rivista scientifica European Journal of Vascular Medicine (Vasa) l’articolo* intitolato “Venografia con catetere per la valutazione delle vene giugulari interne e della vena azygos: dichiarazione di posizione del gruppo di esperti della Società Internazionale per le Malattie Neurovascolari“.
Secondo gli autori, il documento da parte di un gruppo di esperti della Società Internazionale per le Malattie Neurovascolari (ISNVD) ha lo scopo di presentare la tecnica e l’interpretazione della venografia con catetere delle vene giugulari interne, della vena azygos e di altre vene che drenano il sistema nervoso centrale. Anche se gli interventisti sono d’accordo sulle regole generali, esistono differenze significative in termini di dettagli della tecnica venografica e di interpretazioni delle immagini angiografiche. Viene inoltre suggerito che i risultati dubbi dovrebbero essere studiati utilizzando una diagnostica multimodale. Infine, gli autori raccomandano che qualsiasi pubblicazione sull’insufficienza venosa cronica cerebrospinale dovrebbe includere una descrizione dettagliata della tecnica venografica usata, per facilitare il confronto dei risultati pubblicati in questo settore.
Dunque solo la ricerca chiarirà i tanti dubbi esistenti.
Cosa fare dunque?
Prima di fare l’intervento in linea generale sarebbe consigliabile attendere i risultati dello studio Brave Dreams, promosso e finanziato dalla Regione Emilia Romagna, sull’efficacia degli interventi di angioplastica nei malati di sclerosi multipla.
Qualora le condizioni di salute del malato non consentano di attendere i tempi lunghi della sperimentazione sarebbe senz’altro preferibile rivolgersi a strutture sanitarie pubbliche oppure convenzionate con il SSN per un intervento la cui efficacia è ancora sperimentale.
* http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23644368
Capita abbastanza spesso che alcuni malati non abbiano tratto alcun beneficio dall’intervento di angioplastica (PTA) per l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), di cui è stata ipotizzata una correlazione con la sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale purtroppo non si conoscono ancora né le cause né una terapia definitiva e valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite per la ricerca, soprattutto nel ricco settore farmaceutico.
Le ragioni per la quale l’intervento di angioplastica non ha funzionato possono essere molteplici: restenosi, trombosi, dilatazione insufficiente, compressione muscolare, ecc.
I massimi esperti mondiali sul trattamento della CCSVI hanno anche pubblicato nel maggio scorso sulla rivista scientifica European Journal of Vascular Medicine (Vasa) l’articolo* intitolato “Venografia con catetere per la valutazione delle vene giugulari interne e della vena azygos: dichiarazione di posizione del gruppo di esperti della Società Internazionale per le Malattie Neurovascolari“.
Secondo gli autori, il documento da parte di un gruppo di esperti della Società Internazionale per le Malattie Neurovascolari (ISNVD) ha lo scopo di presentare la tecnica e l’interpretazione della venografia con catetere delle vene giugulari interne, della vena azygos e di altre vene che drenano il sistema nervoso centrale. Anche se gli interventisti sono d’accordo sulle regole generali, esistono differenze significative in termini di dettagli della tecnica venografica e di interpretazioni delle immagini angiografiche. Viene inoltre suggerito che i risultati dubbi dovrebbero essere studiati utilizzando una diagnostica multimodale. Infine, gli autori raccomandano che qualsiasi pubblicazione sull’insufficienza venosa cronica cerebrospinale dovrebbe includere una descrizione dettagliata della tecnica venografica usata, per facilitare il confronto dei risultati pubblicati in questo settore.
Dunque solo la ricerca chiarirà i tanti dubbi esistenti.
Cosa fare dunque?
Prima di fare l’intervento in linea generale sarebbe consigliabile attendere i risultati dello studio Brave Dreams, promosso e finanziato dalla Regione Emilia Romagna, sull’efficacia degli interventi di angioplastica nei malati di sclerosi multipla.
Qualora le condizioni di salute del malato non consentano di attendere i tempi lunghi della sperimentazione sarebbe senz’altro preferibile rivolgersi a strutture sanitarie pubbliche oppure convenzionate con il SSN per un intervento la cui efficacia è ancora sperimentale.
* http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23644368
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