Simposio internazionale presso Azienda Ospedaliera di Ferrara “Modelli e Ricerca Traslazionale sulla Circolazione Cerebrale” Cona (FE) , 27 Agosto 2013 – ore 14.00
Articolo del 29 agosto preso da www.ccsvi-lombardia.org
Come doverosa premessa a questo report, desideriamo evidenziare come il livello tecnico-scientifico dell’incontro sia stato molto elevato e come il 95% dell’incontro si sia svolto in lingua inglese, con conseguenti difficoltà da parte nostra nel resocontare con sufficiente attendibilità quanto ascoltato.
In ogni caso, fedeli alla nostra abitudine di informare i soci su tutto quanto andiamo a sentire in materia di CCSVI, abbiamo deciso di pubblicare ugualmente un breve resoconto, completandolo però con tutte le immagini e tutte le registrazioni audio originali, in modo che tutti quanti leggeranno il report possano, in funzione delle loro conoscenze mediche e linguistiche, verificare personalmente quanto fosse eventualmente poco chiaro nel nostro report.
Fatta questa doverosa premessa, possiamo dire che :
“Il simposio si svolge in una delle sale didattiche all’interno della nuova struttura ospedaliera di Cona (FE), con una cinquantina di spettatori presenti in sala, tra i quali alcuni collaboratori del prof. Zamboni, il dottor Raffaello Pagani, alcuni nostri soci (Giacomo Castellano, Claudio Sesana, Vincenzo Giovanditto, Fabrizio Fiorini) ed alcuni rappresentanti delle associazioni Smuovi La Vita e CCSVI nella SM.
L’introduzione del convegno è a cura del Prof. Zamboni che lascia però inizialmente la parola al dottor Rinaldi, in qualità di direttore generale dell’Ospedale di Ferrara; Rinaldi dà il saluto di benvenuto, parlando dei tre anni di lavoro svolto insieme, pur tra mille problemi, confermando l’apprezzamento nei confronti del prof. Zamboni sia a livello personale che a livello di rappresentante dell’ospedale.
Prof. Zamboni Apertura Lavori
Il primo relatore ad intervenire è il prof. Clive Beggs dell’università di Bradford, che parte da un’immagine nella quale si pone il quesito del perché un blocco venoso possa essere correlato alla SM, quale ruolo giochi una stenosi nella patofisiologia della SM; passa poi ad alcuni schemi con strozzature, salti di pressione e portata/flusso, e concetto di ipertensione retrograda in presenza di stenosi; confronta il valore del salto di pressione teorico (in mm di mercurio) con quello trovato da Zamboni nelle sue varie sperimentazioni; presenta poi i risultati di parecchi studi con una diapositiva Magnano-2012 riassunto di quanto mostrato in precedenza.
Al crescere dell’ipertensione cala la perfusione, concetto base espresso su un’immagine “Reduced bulk….”;
il dottor Beggs si riallaccia poi ad uno studio del 1964 (Kitano) per spiegare l’ipertensione venosa intracranica, con successive immagini di confronto tra i picchi di portata arteriosa e portata venosa (vedi presentazione andamento NPH), e nuovi richiami allo studio 2012 di Magnano con immagini di risonanza magnetica.
Presenta poi una tabella riassuntiva di un suo studio di CCSVI sugli individui sani, con valori NNF, NPF, NF, ecc.; la diapositiva sullo studio Zivadinov 2013 conferma una stabilizzazione della “CSF pulsatility”; Beggs evidenzia poi le lesioni periventricolari nei malati di SM, tendenzialmente originate nella materia grigia; si pone poi due domande (vedi diapositiva) alle quali dice di non avere risposta, ma di poter proporre qualche commento sul reflusso ventricolare (edema nella materia prima periventricolare?) e sul suo impatto sulla materia grigia, per ora non ben noto, con teoria di Magnano su lesioni in T1 e T2, poi rafforzate dallo studio Beggs con CCSVI positivamente correlata to NPF e … ; mostra poi – dicendo di non essere in grado di spiegarlo – l’andamento della ………., fino all’immagine con le sue conclusioni.
Alla fine del suo intervento si ha una domanda dal pubblico sul metodo di calcolo usato per definire quei 10 mm Hg mostrati più volte nella presentazione e una successiva domanda del prof. Zamboni sulla perfusione cerebrale.
Prof. Clive Beggs
Slide Prof. Clive Beggs
Il secondo intervento è a cura del prof. Francesco Sisini dell’Università di Ferrara, che collabora da un paio d’anno col prof. Zamboni per la misurazione della portata / flusso, con studio dei circoli collaterali venosi nel drenaggio cerebrale; per questo motivo hanno sviluppato un modello matematico in grado di spiegare l’aumento di flusso cervello-cuore; spiega come, usando gli stessi 5 criteri, qualche gruppo trovasse CCSVI e qualche gruppo no, per cui lo scopo era quantificare e rendere riproducibile la verifica del flusso, con metodologia ECD. Presenta le principali “strade di accesso e uscita del sangue”, inflow e outflow, con misurazione in J3 e J1 (nei pressi della clavicola); il concetto base è “tanto entra da carotidi, tanto esce da giugulari e collaterali”, cioè: Qicas + Qecas + Qvas = Qijvs + Qvvs + Qcollaterals (non facili da identificare, perciò riassunte come collaterali); per la misurazione del flusso nelle arterie non c’è problema, mentre più complicata è la misurazione nelle vene, a causa della sezione irregolare (facilmente collassabili sotto una pressione esterna), della frequente curvatura, della non completamente nota natura pulsante, ecc.; Sesini mostra alcune immagini sulle pulsazioni venose, sulla forma ellittica anziché circolare, ecc.; spiega brevemente le due tecnologie esistenti (assumed profile e uniform insonation) con relativi vantaggi nel loro utilizzo; con la tecnica “assumed profile” ha importanza il fattore velocità, dal quale si risale al flusso e si arriva a vedere che c’è un aumento di flusso dal cervello alla clavicola, da cui modello con rete di flussi collaterali; punto chiave dello studio è che con ECD ci sono una serie di circoli collaterali non facilmente accessibili, ma dalla formula iniziale di continuità del flusso si risale al peso dei flussi collaterali nei pazienti affetti da CCSVI e nei pazienti sani, studiando la continuità nella rete di vene del collo; il problema principale dei flussi collaterali è che le loro sezioni sono inferiori, per cui dovrebbero – almeno a livello di logica – crearsi delle ipertensioni in queste zone per mantenere la continuità del flusso, con quattro indici di flusso: DCVO, DJVDI, CFI, CCDI , dei quali il primo (DCVO) dà indicazioni sulla differenza di flusso tra posizione supina e verticale, mentre CFI è l’indice principale perché indica quanto di quello che arriva dal cervello viene drenato dai collaterali; da una tabella riassuntiva del loro studio sembra non esserci a livello di inflow una notevole differenza tra pazienti sani e pazienti CCSVI, mentre la differenza diventa molto sensibile come outflow in corrispondenza di J1 , ma soprattutto in J3 (oltre 90% rispetto a meno di 35%, cioè l’ostruzione nie malati di CCSVI è nella zona inferiore delle giugulari, sostituite dai collaterali); dal confronto tra i valori degli indici si ha che il CFI è 1 per i pazienti sani e 61 per le persone affette da CCSVI. La discussione presentata successivamente si basa sul confronto tra il loro studio, con risultato evidente in J3, rispetto a Sundstrom che non trovò differenza a livello C2/C3 (ma magari c’era a livello C5/C7, non cercato) e a Feng con differenza a livello C2/C3 tra i pazienti con situazioni stenotiche e non stenotiche.
In conclusione, Sesini dice che stanno ancora lavorando su questo modello, finora sviluppato su un numero non elevatissimo di pazienti, e stanno cercando una correlazione tra questi quattro indici e i cinque criteri CCSVI.
Dr. Francesco Sesini
Slide Dr. Francesco Sesini
L’intervento successivo è del prof. Toro dell’Università di Trento – dipartimento di matematica, con modello matematico per la simulazione dell’andamento emodinamico a livello cerebrale, sviluppato col contributo di Zamboni, Salvi, Muller, ecc.; punto di partenza è stata l’idea 2009 di Zamboni con link tra CCSVI e SM, mentre spiega poi (vedi immagini) gli obiettivi a breve termine del loro lavoro.
Presenta tutte le formule del modello matematico di filtrazione (con andamento della pressione nel tempo in funzione della distanza dal singolo circolo) e del modello di circolazione sanguigna all’interno del corpo umano, con sezione trasversale del circolo, pressione interna, ecc., fino a “legge del tubo” con rapporto tra pressioni in funzione del fattore k (vedi diapositive) e differente livello di conoscenza delle vene rispetto alle arterie, con validazione del modello generale prima di poterlo utilizzare per ottenere risultati.
Toro presenta una prima applicazione su dati MRI in arrivo da Haacke per quanto riguarda vene stenotiche, col tentativo di calcolare i salti di pressione in prossimità delle stenosi, differenziando quando non c’è connessione con altre vene, c’è debole o c’è forte, che porta al risultato di maggiori salti di pressione al crescere della severità della stenosi, idem per lo stress della parete.
Per presentare la seconda applicazione del loro studio matematico interviene invece Lucas Muller, che parte dal modello CCSVI di Zamboni, con diagrammi sui salti di pressione negli IJV e nelle vene giugulari esterne, passa poi alla pressione intracranica e alla sua differenza col setto superiore sagittale, concludendo brevemente e scusandosi perché stanno “andando fuori tempo”.
Tra le domande dal pubblico ce n’è una molto interessante dal prof. Zamboni relativamente allo studio matematico della fase di reflusso e della possibilità di prendere in considerazione quantitativamente la fase respiratoria, aspetto considerato non facile nemmeno dal dottor Muller.
Prof. Toro e Dr. Muller
Slide Prof. Toro e Dr. Muller
L’ultimo intervento del simposio è quello del dottor Taibi, fisico dell’Università di Ferrara, stesso gruppo del dottor Sesini; dopo i complimenti al prof. Toro per la presentazione precedente, introduce il suo modello che è un’applicazione clinica del modello ematologico, sviluppata in collaborazione con l’Università di Bologna, che lavorò anni fa sul modello “Ursino”, ora esteso a vene vertebrali e giugulari.
Taibi presenta l’analogia tra il modello meccanico e quello elettrico, basato su legge di Ohm nella quale far rientrare salto di pressione e volume sanguigno, con differente circuito elettrico per giugulari, vertebrali e azygos; il controllo idoneo per validare il modello è stato fatto tra i dati della simulazione e quelli ottenuti tramite ECD; il modello matematico scaturisce dall’esame del circuito (nodi, anelli, ecc.) ed è stato usato un software denominato Berkeley Madonna; una nota particolare viene evidenziata per la collassabilità delle vene, per cui va considerata una differenza di pressione tra interno ed esterno, con formula di simulazione / funzione basata su arcotangente; si è valutata la lunghezza delle vene con delle resistenze J1 J2 J3; molto importante da simulare anche la postura, supina o verticale; per quanto riguarda la misura del flusso tramite ECD, c’erano due opzioni, con piano trasversale e piano longitudinale; scorrono anche interessanti immagini su valori dei vari coefficienti (vedi anche prima quelle di Sesini) nelle varie zone e calcolo del flusso di sangue con criteri di inclusione q, diversi valori in J1 J2 J3; i risultati finali ottenuti dagli ECD portano a dire che respiro e deglutizione possono alterare la qualità delle immagini, ecc. e che i dati ECD possono venire migliorati con analisi dell’eccentricità venosa; con questo secondo metodo i valori in uscita da ECD sono molto più attendibili (istogrammi verdi in una delle ultime immagini); Taibi conclude l’intervento con alcune considerazioni che sono comunque provvisorie, lo studio deve ovviamente essere ancora sviluppato.
Dr. Angelo Taibi
Slide Dr. Angelo Taibi
In chiusura di convegno il prof. Zamboni dà poi spazio anche al prof. Anile, neurochirurgo della Cattolica di Roma, presente tra il pubblico, che dice di essersi avvicinato con interesse al fenomeno CCSVI, muove alcuni appunti ad un paio di affermazioni fatte da Clive Beggs e, pur complimentandosi per l’elevato livello qualitativo delle relazioni ascoltate, raccomanda a tutti i relatori di fare sempre riferimento alla classe medica; a suo parere – partendo da un concetto sbagliato da un punto di vista medico-scientifico – si rischia di sviluppare studi e modelli matematici che portano poi a risultati teoricamente ineccepibili da un punto di vista matematico, ma discordanti con quanto scientificamente provato a livello medico (vedi dal file audio il concetto di incomprimibilità della scatola cranica e relative considerazioni).
Anche prendendo spunto da questo ultimo intervento, il Prof. Zamboni chiude poi l’evento ringraziando nuovamente tutti i presenti, sottolineando la sua gratitudine nei confronti dei relatori ed augurandosi che questo incontro possa essere soltanto l’inizio di una fruttuosa collaborazione multidisciplinare, che ritiene essere l’obiettivo principale per i prossimi anni di studio della CCSVI
Domande e Chiusura Lavori
Come doverosa premessa a questo report, desideriamo evidenziare come il livello tecnico-scientifico dell’incontro sia stato molto elevato e come il 95% dell’incontro si sia svolto in lingua inglese, con conseguenti difficoltà da parte nostra nel resocontare con sufficiente attendibilità quanto ascoltato.
In ogni caso, fedeli alla nostra abitudine di informare i soci su tutto quanto andiamo a sentire in materia di CCSVI, abbiamo deciso di pubblicare ugualmente un breve resoconto, completandolo però con tutte le immagini e tutte le registrazioni audio originali, in modo che tutti quanti leggeranno il report possano, in funzione delle loro conoscenze mediche e linguistiche, verificare personalmente quanto fosse eventualmente poco chiaro nel nostro report.
Fatta questa doverosa premessa, possiamo dire che :
“Il simposio si svolge in una delle sale didattiche all’interno della nuova struttura ospedaliera di Cona (FE), con una cinquantina di spettatori presenti in sala, tra i quali alcuni collaboratori del prof. Zamboni, il dottor Raffaello Pagani, alcuni nostri soci (Giacomo Castellano, Claudio Sesana, Vincenzo Giovanditto, Fabrizio Fiorini) ed alcuni rappresentanti delle associazioni Smuovi La Vita e CCSVI nella SM.
L’introduzione del convegno è a cura del Prof. Zamboni che lascia però inizialmente la parola al dottor Rinaldi, in qualità di direttore generale dell’Ospedale di Ferrara; Rinaldi dà il saluto di benvenuto, parlando dei tre anni di lavoro svolto insieme, pur tra mille problemi, confermando l’apprezzamento nei confronti del prof. Zamboni sia a livello personale che a livello di rappresentante dell’ospedale.
Prof. Zamboni Apertura Lavori
Il primo relatore ad intervenire è il prof. Clive Beggs dell’università di Bradford, che parte da un’immagine nella quale si pone il quesito del perché un blocco venoso possa essere correlato alla SM, quale ruolo giochi una stenosi nella patofisiologia della SM; passa poi ad alcuni schemi con strozzature, salti di pressione e portata/flusso, e concetto di ipertensione retrograda in presenza di stenosi; confronta il valore del salto di pressione teorico (in mm di mercurio) con quello trovato da Zamboni nelle sue varie sperimentazioni; presenta poi i risultati di parecchi studi con una diapositiva Magnano-2012 riassunto di quanto mostrato in precedenza.
Al crescere dell’ipertensione cala la perfusione, concetto base espresso su un’immagine “Reduced bulk….”;
il dottor Beggs si riallaccia poi ad uno studio del 1964 (Kitano) per spiegare l’ipertensione venosa intracranica, con successive immagini di confronto tra i picchi di portata arteriosa e portata venosa (vedi presentazione andamento NPH), e nuovi richiami allo studio 2012 di Magnano con immagini di risonanza magnetica.
Presenta poi una tabella riassuntiva di un suo studio di CCSVI sugli individui sani, con valori NNF, NPF, NF, ecc.; la diapositiva sullo studio Zivadinov 2013 conferma una stabilizzazione della “CSF pulsatility”; Beggs evidenzia poi le lesioni periventricolari nei malati di SM, tendenzialmente originate nella materia grigia; si pone poi due domande (vedi diapositiva) alle quali dice di non avere risposta, ma di poter proporre qualche commento sul reflusso ventricolare (edema nella materia prima periventricolare?) e sul suo impatto sulla materia grigia, per ora non ben noto, con teoria di Magnano su lesioni in T1 e T2, poi rafforzate dallo studio Beggs con CCSVI positivamente correlata to NPF e … ; mostra poi – dicendo di non essere in grado di spiegarlo – l’andamento della ………., fino all’immagine con le sue conclusioni.
Alla fine del suo intervento si ha una domanda dal pubblico sul metodo di calcolo usato per definire quei 10 mm Hg mostrati più volte nella presentazione e una successiva domanda del prof. Zamboni sulla perfusione cerebrale.
Prof. Clive Beggs
Slide Prof. Clive Beggs
Il secondo intervento è a cura del prof. Francesco Sisini dell’Università di Ferrara, che collabora da un paio d’anno col prof. Zamboni per la misurazione della portata / flusso, con studio dei circoli collaterali venosi nel drenaggio cerebrale; per questo motivo hanno sviluppato un modello matematico in grado di spiegare l’aumento di flusso cervello-cuore; spiega come, usando gli stessi 5 criteri, qualche gruppo trovasse CCSVI e qualche gruppo no, per cui lo scopo era quantificare e rendere riproducibile la verifica del flusso, con metodologia ECD. Presenta le principali “strade di accesso e uscita del sangue”, inflow e outflow, con misurazione in J3 e J1 (nei pressi della clavicola); il concetto base è “tanto entra da carotidi, tanto esce da giugulari e collaterali”, cioè: Qicas + Qecas + Qvas = Qijvs + Qvvs + Qcollaterals (non facili da identificare, perciò riassunte come collaterali); per la misurazione del flusso nelle arterie non c’è problema, mentre più complicata è la misurazione nelle vene, a causa della sezione irregolare (facilmente collassabili sotto una pressione esterna), della frequente curvatura, della non completamente nota natura pulsante, ecc.; Sesini mostra alcune immagini sulle pulsazioni venose, sulla forma ellittica anziché circolare, ecc.; spiega brevemente le due tecnologie esistenti (assumed profile e uniform insonation) con relativi vantaggi nel loro utilizzo; con la tecnica “assumed profile” ha importanza il fattore velocità, dal quale si risale al flusso e si arriva a vedere che c’è un aumento di flusso dal cervello alla clavicola, da cui modello con rete di flussi collaterali; punto chiave dello studio è che con ECD ci sono una serie di circoli collaterali non facilmente accessibili, ma dalla formula iniziale di continuità del flusso si risale al peso dei flussi collaterali nei pazienti affetti da CCSVI e nei pazienti sani, studiando la continuità nella rete di vene del collo; il problema principale dei flussi collaterali è che le loro sezioni sono inferiori, per cui dovrebbero – almeno a livello di logica – crearsi delle ipertensioni in queste zone per mantenere la continuità del flusso, con quattro indici di flusso: DCVO, DJVDI, CFI, CCDI , dei quali il primo (DCVO) dà indicazioni sulla differenza di flusso tra posizione supina e verticale, mentre CFI è l’indice principale perché indica quanto di quello che arriva dal cervello viene drenato dai collaterali; da una tabella riassuntiva del loro studio sembra non esserci a livello di inflow una notevole differenza tra pazienti sani e pazienti CCSVI, mentre la differenza diventa molto sensibile come outflow in corrispondenza di J1 , ma soprattutto in J3 (oltre 90% rispetto a meno di 35%, cioè l’ostruzione nie malati di CCSVI è nella zona inferiore delle giugulari, sostituite dai collaterali); dal confronto tra i valori degli indici si ha che il CFI è 1 per i pazienti sani e 61 per le persone affette da CCSVI. La discussione presentata successivamente si basa sul confronto tra il loro studio, con risultato evidente in J3, rispetto a Sundstrom che non trovò differenza a livello C2/C3 (ma magari c’era a livello C5/C7, non cercato) e a Feng con differenza a livello C2/C3 tra i pazienti con situazioni stenotiche e non stenotiche.
In conclusione, Sesini dice che stanno ancora lavorando su questo modello, finora sviluppato su un numero non elevatissimo di pazienti, e stanno cercando una correlazione tra questi quattro indici e i cinque criteri CCSVI.
Dr. Francesco Sesini
Slide Dr. Francesco Sesini
L’intervento successivo è del prof. Toro dell’Università di Trento – dipartimento di matematica, con modello matematico per la simulazione dell’andamento emodinamico a livello cerebrale, sviluppato col contributo di Zamboni, Salvi, Muller, ecc.; punto di partenza è stata l’idea 2009 di Zamboni con link tra CCSVI e SM, mentre spiega poi (vedi immagini) gli obiettivi a breve termine del loro lavoro.
Presenta tutte le formule del modello matematico di filtrazione (con andamento della pressione nel tempo in funzione della distanza dal singolo circolo) e del modello di circolazione sanguigna all’interno del corpo umano, con sezione trasversale del circolo, pressione interna, ecc., fino a “legge del tubo” con rapporto tra pressioni in funzione del fattore k (vedi diapositive) e differente livello di conoscenza delle vene rispetto alle arterie, con validazione del modello generale prima di poterlo utilizzare per ottenere risultati.
Toro presenta una prima applicazione su dati MRI in arrivo da Haacke per quanto riguarda vene stenotiche, col tentativo di calcolare i salti di pressione in prossimità delle stenosi, differenziando quando non c’è connessione con altre vene, c’è debole o c’è forte, che porta al risultato di maggiori salti di pressione al crescere della severità della stenosi, idem per lo stress della parete.
Per presentare la seconda applicazione del loro studio matematico interviene invece Lucas Muller, che parte dal modello CCSVI di Zamboni, con diagrammi sui salti di pressione negli IJV e nelle vene giugulari esterne, passa poi alla pressione intracranica e alla sua differenza col setto superiore sagittale, concludendo brevemente e scusandosi perché stanno “andando fuori tempo”.
Tra le domande dal pubblico ce n’è una molto interessante dal prof. Zamboni relativamente allo studio matematico della fase di reflusso e della possibilità di prendere in considerazione quantitativamente la fase respiratoria, aspetto considerato non facile nemmeno dal dottor Muller.
Prof. Toro e Dr. Muller
Slide Prof. Toro e Dr. Muller
L’ultimo intervento del simposio è quello del dottor Taibi, fisico dell’Università di Ferrara, stesso gruppo del dottor Sesini; dopo i complimenti al prof. Toro per la presentazione precedente, introduce il suo modello che è un’applicazione clinica del modello ematologico, sviluppata in collaborazione con l’Università di Bologna, che lavorò anni fa sul modello “Ursino”, ora esteso a vene vertebrali e giugulari.
Taibi presenta l’analogia tra il modello meccanico e quello elettrico, basato su legge di Ohm nella quale far rientrare salto di pressione e volume sanguigno, con differente circuito elettrico per giugulari, vertebrali e azygos; il controllo idoneo per validare il modello è stato fatto tra i dati della simulazione e quelli ottenuti tramite ECD; il modello matematico scaturisce dall’esame del circuito (nodi, anelli, ecc.) ed è stato usato un software denominato Berkeley Madonna; una nota particolare viene evidenziata per la collassabilità delle vene, per cui va considerata una differenza di pressione tra interno ed esterno, con formula di simulazione / funzione basata su arcotangente; si è valutata la lunghezza delle vene con delle resistenze J1 J2 J3; molto importante da simulare anche la postura, supina o verticale; per quanto riguarda la misura del flusso tramite ECD, c’erano due opzioni, con piano trasversale e piano longitudinale; scorrono anche interessanti immagini su valori dei vari coefficienti (vedi anche prima quelle di Sesini) nelle varie zone e calcolo del flusso di sangue con criteri di inclusione q, diversi valori in J1 J2 J3; i risultati finali ottenuti dagli ECD portano a dire che respiro e deglutizione possono alterare la qualità delle immagini, ecc. e che i dati ECD possono venire migliorati con analisi dell’eccentricità venosa; con questo secondo metodo i valori in uscita da ECD sono molto più attendibili (istogrammi verdi in una delle ultime immagini); Taibi conclude l’intervento con alcune considerazioni che sono comunque provvisorie, lo studio deve ovviamente essere ancora sviluppato.
Dr. Angelo Taibi
Slide Dr. Angelo Taibi
In chiusura di convegno il prof. Zamboni dà poi spazio anche al prof. Anile, neurochirurgo della Cattolica di Roma, presente tra il pubblico, che dice di essersi avvicinato con interesse al fenomeno CCSVI, muove alcuni appunti ad un paio di affermazioni fatte da Clive Beggs e, pur complimentandosi per l’elevato livello qualitativo delle relazioni ascoltate, raccomanda a tutti i relatori di fare sempre riferimento alla classe medica; a suo parere – partendo da un concetto sbagliato da un punto di vista medico-scientifico – si rischia di sviluppare studi e modelli matematici che portano poi a risultati teoricamente ineccepibili da un punto di vista matematico, ma discordanti con quanto scientificamente provato a livello medico (vedi dal file audio il concetto di incomprimibilità della scatola cranica e relative considerazioni).
Anche prendendo spunto da questo ultimo intervento, il Prof. Zamboni chiude poi l’evento ringraziando nuovamente tutti i presenti, sottolineando la sua gratitudine nei confronti dei relatori ed augurandosi che questo incontro possa essere soltanto l’inizio di una fruttuosa collaborazione multidisciplinare, che ritiene essere l’obiettivo principale per i prossimi anni di studio della CCSVI
Domande e Chiusura Lavori
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