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Metodo Stamina, verso la bocciatura del Comitato scientifico

Articolo del 30 agosto 2013 preso da www.corriere.it


di Mauro Pappagallo


Fra circa una settimana il Comitato scientifico per la valutazione del metodo Stamina dovrebbe consegnare al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, un rapporto sulla tecnica a base di cellule staminali adulte estratte dalla cresta iliaca dei pazienti e poi reinfuse come “cura compassionevole” in chi (soprattutto bambini) è colpito da malattie degenerative finora senza cura. La cronaca parla di miglioramenti, che però non trovano ancora un riscontro scientifico. Il parere del Comitato sarebbe negativo. Anche perché Davide Vannoni, “titolare” della Stamina Foundation, sembra non abbia voluto rendere noto il metodo in modo che possa essere riproducibile (se funziona) anche da altri laboratori autorizzati e da altri biologi che non siano quelli che lavorano per lui. Lo stesso Vannoni aveva messo le mani avanti in un’intervista a Radio Radicale parlando di metodo semplificato, di soldi sprecati, di sperimentazione in fase III (quella clinica di verifica sull’efficacia reale della metodica) non più a carico dello Stato ma a carico di aziende farmaceutiche, se interessate. Lui, che non vuole speculazioni a danno dei malati, non avrebbe mai accettato una fase III se non gratuita e a carico del servizio sanitario nazionale. Giusta preoccupazione etica, ma…



UN FILM GIÀ VISTO - Riavvolgiamo il nastro del film sul metodo Stamina. Ecco la situazione che ha portato al dibattito parlamentare e al decreto che portava ad una sperimentazione. Che è poi la situazione attuale. I giudici del lavoro, a volte privi delle competenze necessarie, ordinano il metodo a chi fa ricorso. O lo respingono. Il paradosso cresce: la Giustizia si sostituisce ai medici e alla scienza, peraltro senza una linea comune. Vannoni sul suo sito offre assistenza legale e, nei momenti cruciali di questa storia ormai infinita, pubblicizza eventi emotivamente coinvolgenti che riguardano bimbi in coma che mostrano miglioramenti. Per ora nessun guarito, altrimenti sarebbe già ripreso e intervistato da ogni tv del mondo. Dejà vu con il metodo Di Bella . L’opinione pubblica ha chiesto una sperimentazione da parte dello Stato. E la sperimentazione ha avuto un finanziamento, nonostante gli interventi contrari della scienza internazionale. Ma siccome è tempo di crisi e addirittura si risparmia anche su farmaci salvavita sperimentati per anni e approvati dalle agenzie del farmaco di tutto il mondo, lo stanziamento previsto è di tre milioni di euro. Meno di un quinto di quanto fu stanziato per provare il metodo Di Bella. Nel frattempo, un altro metodo italiano che doveva rivoluzionare la cura della sclerosi multipla è stato bocciato da una serie di studi internazionali finanziati dalle associazioni dei malati. Mi riferisco alla teoria dell'angiologo interventista dell'università di Ferrara, Paolo Zamboni, di un legame tra la sclerosi multipla e la Ccsvi (insufficienza venosa cerebrospinale cronica) e, quindi, di una cura basata sull’applicazione di uno stent per riaprire il vaso bloccato. Altra teoria che ha infiammato la piazza, i media, fino al nulla. E sì, perché in Italia funziona così: dei medici specialisti o degli scienziati accreditati in tutto il mondo ci si fida solo se ci danno ragione, per poi dare retta a qualsiasi speranza paventata in nome di scoperte (?) non accreditate. Sull’onda emotiva fioccano i guariti (spesso con diagnosi sbagliata all’inizio), non si contano i morti (“è stata la malattia” oppure “la cura non è stata fatta bene”), si divide la piazza. Poi, all’improvviso, la dissolvenza: la sperimentazione fallisce, non guarisce più nessuno, la piazza si cheta, il sipario cala sulla storia. Elenco: siero di Bonifacio, anticancro di Bartorelli, vaccino di Vieri, metodo Di Bella, la teoria di Zamboni, il veleno dello scorpione blu…

IL PROBLEMA DELLA TUTELA BREVETTUALE - Ora però, per i tanti bambini malati e i loro famigliari, si applichi la serietà. Per una volta si abbandonino gli interessi di parte e si arrivi a stabilire se il metodo Stamina funziona e per che cosa funziona. I componenti della commissione scientifica sono estremamente seri e capaci: soprattutto mai si sognerebbero di bocciare qualcosa che può salvare la vita di chi è condannato a morte e mai “ruberebbero” la primogenitura a Vannoni & C. Nonostante non esista brevetto (mai concesso), il caso è talmente pubblicizzato da essere tutelato. Anche perché su cure come queste nessuno può speculare, non vi possono essere fini commerciali né guadagni sulla pelle della gente. Non dovrebbero esistere anche perché le staminali base della cura sono di proprietà della persona da cui si prelevano e l’eventuale metodo successivo, se divulgato e fattibile in più centri, potrebbe costare molto, ma molto, meno di quanto oggi costa alla Stamina.

SMERALDA TORNA A CASA - Siamo ormai a fine agosto. Alla vigilia della riunione della commissione scientifica, torna a casa per la prima volta la piccola Smeralda, una bimba di tre anni in coma dalla nascita a causa di un errore medico durante il parto e che ha fatto cinque infusioni con il metodo Stamina. Buona notizia, forse da tenere riservata per non fomentare l’opinione pubblica. Ma tant’è. Dal coma si può uscire anche senza metodo Stamina, anche grazie a San Padre Pio… E comunque bisognerebbe saperne di più. Se è grazie alle staminali, però, occorre fare presto nella verifica scientifica. Dice Vannoni ai microfoni di Radio Radicale in un'intervista registrata per la trasmissione “Il Maratoneta”: «Dalla Commissione ministeriale mi aspetto una lettura obiettiva del protocollo consegnato, che è semplificato rispetto a quello che applichiamo normalmente (perché?). Però diciamo non partiamo da una situazione di massima trasparenza perché molti membri della commissione si sono già espressi contro il metodo (come hanno fatto se non lo conoscono?). Anche Luca Pani, direttore dell’Aifa si è espresso su Nature contro la sperimentazione ed è un membro di quella commissione».

PREMI NOBEL - Fuori della Commissione, però, sono i Nobel a intervenire (Pani al confronto non ha detto nulla). A Milano, in occasione del XV Congresso internazionale di immunologia, Rolf M. Zinkernagel, Nobel nel 1996 per gli studi sulla specificità delle difese immunitarie cellulo-mediate, commenta: «È giusto dare speranze ai pazienti, è altamente scorretto dare false speranze. Penso che ci voglia più etica. La scienza è misurare, e stabilire dei risultati che possono essere ripetuti. Come ricercatore non accetterei mai una presunta verità per cui non ci sono prove, per questo facciamo ricerca. In biologia è un po’ come nella vita reale: certe cose sono molto complicate perché non sappiamo abbastanza e ci metteremo un sacco di tempo a capirle, ma non è impossibile. È difficile da dire che un metodo “funzionerà in 5 annì”, c'è un potenziale, ma nessuno può dire se funzionerà». E aggiunge: «Chi non segue la ricerca come andrebbe fatta, accresce false speranze, e non c'è niente di buono in questo».

LA FATIDICA FASE III- Vannoni, sempre a Radio Radicale, ipotizza: «La sperimentazione sul metodo Stamina ci dice due cose: è un percorso che prevede una fase I e II (come la scienza chiede su ogni nuova terapia da approvare, ndr). Finirà dicendo che la terapia può aver determinati livelli di efficacia nella Sla bulbare, ad esempio. In parallelo però dice che ci sarà ancora una fase III, quella clinica, da fare e che non è prevista che la paghi lo Stato». Mai successo in Italia, ma si deduce che Vannoni l’abbia chiesto, perché ha aggiunto parlando alla radio: «La risposta che ci è stata data è che troveremo un’azienda farmaceutica che la finanzierà e poi una volta finita potrà vendere la terapia. Ma io non voglio farlo, quindi è una sperimentazione che arriverà alla fase due. E sarà assolutamente inutile. Lo Stato poteva risparmiarsi i tre milioni di euro». Ma come? Si sperimenta ciò che è inutile in partenza? Se la terapia funziona vi sarà la fila di aziende pronta a finanziare la fase III della sperimentazione: si parla di decine di milioni di euro.

VIAGGI DELLA SPERANZA - Ma giustamente Vannoni non ci sta. E spiega ancora: «Il protocollo consegnato alla commissione ministeriale è secretato perché di proprietà di Stamina, anche se non coperto da brevetto. E poi per evitare un mercato parallelo di questa metodica al di fuori dell'Italia. Ci sono oggi in corso una serie di proposte da parte di società che lavorano all’estero ai pazienti in attesa che chiedono 30-40 mila euro ad iniezioni. Accade in Svizzera, Libano e in Asia». Vero, Vannoni dice il vero, chi si affida a queste “magie” paga due volte: spende e non guarisce. Per questo occorre una sperimentazione seria ed è pericoloso ipotizzare queste cure come «palliative» altrimenti, come per Stamina, ognuna di queste società può chiedere lo stesso alla magistratura italiana e ottenere che la cura sia pagate dal servizio sanitario nazionale. Qualche giorno fa è giunta notizia che in una clinica della Colombia la Sla è stata curata con staminali del cordone ombelicale. Grave. Chi legge cerca di contattare la clinica colombiana e, se ha i soldi, parte.

IL PARADOSSO ITALIANO - Notizie che fanno effetto, mentre una commissione ministeriale (unico caso al mondo) valuta sulla fiducia un protocollo di cura con staminali che non ha una validazione scientifica documentata. Il sì sarebbe dovuto arrivare sulla fiducia, con la benda sugli occhi. Poco scientifico, non vi pare? E questo al di là della buona fede di Vannoni che parla di nessun effetto collaterale, di efficacia in molti casi e di prove che dovrebbe aver sottoposto alla commissione. E non solo ai media o alle associazioni di pazienti. L’Associazione Luca Coscioni, ascoltata l’intervista radiofonica, ha inviato una lettera al presidente della Commissione scientifica, Fabrizio Oleari, e per conoscenza a tutti gli esperti che la compongono, per chiedere precisi chiarimenti sulle dichiarazioni rilasciate da Davide Vannoni e affinché il Sistema sanitario nazionale non si faccia carico di tale sperimentazione. Infatti, come precisano i firmatari della lettera, Filomena Gallo e Giulio Cossu, rispettivamente segretario e co-presidente dell’Associazione, «è certo che non esiste "un metodo Stamina" in nessuna pubblicazione scientifica. C’è una inchiesta in corso da parte della procura di Torino. La comunità scientifica nazionale ed internazionale si è espressa contro la sperimentazione di tale metodo, di cui al momento non si conosce nulla e che ha creato un pericoloso precedente in violazione di norme italiane e comunitarie, subendo anche un’ordinanza di blocco da parte dell’organismo competente l’Aifa, a seguito di un’ispezione dei Nas. Da non sottovalutare che la prescrizione del metodo da parte dei medici vìola l’art. 13 del Codice deontologico medico; e che l’intervento dei Tribunali che ordinano l’applicazione del metodo è assolutamente inappropriato perché non supportato da conoscenze scientifiche».

PROTOCOLLO SECRETATO - Inoltre, lo stesso Vannoni - continuano nella lettera - ha riferito che «il protocollo su cui avverrà la sperimentazione non è lo stesso della metodologia utilizzata agli Spedali civili di Brescia ma è una forma semplificata e che ha preteso che il protocollo venisse secretato perchè di proprietà di Stamina e perchè non ha brevetto. Ha aggiunto che la produzione delle cellule è a carico di Stamina Foundantion e della piccola società farmaceutica Medestea e che i costi per il Sistema Sanitario Nazionale sono solo di poche centinaia di euro a paziente. Ha precisato che Stamina sta dimostrando che si riescono a produrre linee cellulari anche in un laboratorio non farmaceutico e che non si arriverà mai alla fase 3 perché un membro della Commissione istituita dal Ministero della Salute gli avrebbe detto che non ci saranno i soldi necessari, oltre i 3 milioni stanziati ora. Ha esplicitamente dichiarato che lo Stato poteva risparmiarsi i 3 milioni di euro». Sostanzialmente soldi sprecati per le seguenti ragioni: la metodica Stamina è stata di fatto cambiata per adeguarla ad una standardizzazione forzata, portando all’esclusione dei punti di maggiore efficacia e innovazione della stessa (parole di Vannoni). Perché? Perché non sottoporre a sperimentazione la metodica completa e tanto decantata? Insomma, a tutti gli effetti, un papocchio. Per il bene dei malati a cui Vannoni promette speranza sarebbe meglio non ipotizzare il dopo ma sottoporre, in modo trasparente, il metodo completo al vaglio sperimentale. Altrimenti si potrebbe pensare che dietro c’è poco di innovativo e che ci si trova davanti a tecniche simili a quelle praticate in Cina, Colombia, Russia, Brasile, Libano… Costose e prive di reali risultati, scientificamente inesistenti.

GRATUITÀ E PENALI DA PAGARE - Un’ultima osservazione riguarda la volontà di gratuità della terapia che Stamina si propone. In data 21 febbraio 2013, Vannoni scrive, e firma, una lettera ad uno studio legale in cui spiega limiti e “regole” per la sperimentazione. A noi interessa il punto 7 dello scritto: «La metodica e il know-how di Stamina sono uniche al mondo e prevedono passaggi che non sono attualmente ancora oggetto di brevetto, ma sono considerati segreti industriali. Stamina ha ceduto la metodica a società di un gruppo di ricerca e sviluppo farmaceutici, che ha previsto penali pesantissime nei confronti del prof. Vannoni nel caso in cui vengano divulgate, senza autorizzazione scritta, informazioni confidenziali». Ma come? Se c’è già un’azienda farmaceutica perché dovrebbe pagare lo Stato italiano la prima parte della sperimentazione? Chi è questa azienda? E se ci sono penali e segreti industriali di mezzo non è certo perché si ipotizza una terapia gratuita per il bene dell’umanità… Veramente un grande papocchio… Mario Pappagallo

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