Articolo del 1 luglio 2013 preso www.ccsviitalia.org
di Matteo Scibilia
Il cerotto contiene un mix di 3 peptidi relativi ad antigeni specifici della mielina.
Alla base dello studio c'è la premessa che:
la SM dipenda da un antigene specifico della mielina
che i linfociti T e B, auto-attivati, distruggano la mielina I farmaci normalmente utilizzati per la SM intervengono sul sistema immunitario nella sua globabilità, con conseguenza di:
esposizione del paziente ad una maggiore suscettibilità agli agenti infettivi
insorgenza di malattie opportunistiche
incrementato rischio di cancroUna terapia che sia invece basata su antigeni specifici dovrebbe poter intervenire solo sugli antigeni sensibili alla mielina, evitando la reazione dei linfociti, ma mantenendo nel contempo inalterata la funzionalità del sistema immunitario.
E' stata scelta la strada del cerotto, perchè la pelle è strutturata per fare da barriera primaria agli agenti patogeni e ai danni ambientali.
Per cui, il sistema immunitario della pelle possiede un gran numero di cellule immunitarie capaci di controllare sia l'induzione di una risposta immunitaria come pure l'immunotolleranza.
La procedura è risultata essere ben tollerata, e i risultati avrebbero dimostrato una dignificativa differenza rispetto al gruppo di controllo, sia per quanto riguarda le lesioni captanti il gadolinio che l 'EDSS.
Le conclusioni degli Autori
In sintesi, i profili di efficacia e sicurezza che sono emersi da questo studio rendono l'applicazione transdermica di una miscela di tre peptidi mielina, MBP 85-99, MOG35-55, e PLP 139-155, un approccio terapeutico attraente e promettente in pazienti con SM recidivante-remittente. In particolare, questa terapia con antigene-specifico, utilizzando un cerotto con peptide-mielina permette l'indirizzamento di un intervento immunitario selettivo nei confronti degli antigeni correlati alla SM, risparmiando altri meccanismi critici per la protezione immunitaria.
Ovviamente, le premesse sono sempre quelle che la SM sia una patologia ad eziogenesi autoimmune, e che minori lesioni e minor numero di ricadute debbano come conseguenza portare al rallentamento della progressione della malattia. Queste promesse sono sempre più messe in discussione.
Rimane comunque il fatto che, se proprio si deve intervenire con farmaci che impattano sul sistema immunitario, è sicuramente meglio che questo avvenga attraverso procedure più mirate e con minori effetti collaterali.
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