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Sclerosi Multipla: un'ulteriore conferma che le placche sono venocentriche, come nell'istologia di Charcot

Articolo del 17 luglio 2013 preso da mediterranews.org


E' stato pubblicato sul sito della rivista scientifica Multiple Sclerosis Journal uno studio intitolato "Il gradiente di imaging a risonanza eco magnetica si correla con le misure cliniche e consente la visualizzazione delle vene all'interno delle lesioni della sclerosi multipla".

Secondo alcuni ricercatori americani i metodi di risonanza magnetica convenzionale (MRI) non quantificano la gravità delle lesioni della sostanza bianca nella sclerosi multipla (SM), né misurano la patologia all'interno della sostanza bianca di aspetto normale (NAWM).

Il gradiente di imaging a contrasto eco plurale (GEPCI), una veloce tecnica di imaging a risonanza magnetica che produce immagini intrinsecamente co-registrate per la valutazione qualitativa e quantitativa della SM, è stato utilizzato per: 1) correlare con la disabilità; 2) distinguere i sottotipi clinici della SM; 3) determinare la prevalenza di vene localizzate all'interno delle lesioni nella sostanza bianca.

Sono stati esaminati con protocolli clinici e GEPCI trenta soggetti rappresentativi dei sottotipi della SM recidivante-remittente (SM-RR), della SM secondariamente progressiva (SM-SP) e della SM primariamente progressiva (SM-PP). Sono state correlate misure standard di disabilità fisica e cognizione con parametri di risonanza magnetica. Sono state conteggiate le lesioni con vene centrali per i soggetti con SM-RR.

Il carico del danno tissutale (TDL-GEPCI) e il carico lesionale (LL-GEPCI) derivati con GEPCI si correlavano meglio con le misure funzionali composite di SM (MSFC) e la maggior parte delle altre misure neurologiche rispetto al carico lesionale derivato con FLAIR (LL-FLAIR). Il GEPCI ha classificato correttamente i sottotipi clinici nel 70% dei soggetti. Una vena centrale potrebbe essere identificata nel 76% delle lesioni della sostanza bianca nei soggetti SM-RR su immagini GEPCI in T2 *-SWI.

Al termine dello studio, secondo gli autori, i parametri GEPCI delle lesioni si correlavano meglio con la disabilità neurologica rispetto al carico lesionale derivato utilizzando immagini FLAIR, e si sono mostrati promettenti nella classificazione dei sottotipi clinici della SM. Questi miglioramenti sono probabilmente attribuibile alla capacità del GEPCI di quantificare il danno tissutale.

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