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Cellule staminali: post del Prof. Davide Vannoni in merito all’avvio della sperimentazione

Articolo preso da www.movimentoprostamina.com


Cari amici, ieri la lunga riunione con Iss, Aifa, Cnt e ministero durata 5 ore, si è svolta in un clima cordiale e propositivo. Come primo approccio non posso che ritenerlo positivo, ma mancano alcuni elementi che dovranno essere oggetto di ulteriori incontri. Provo a elencarvi quelli più salienti nell’ottica della massima trasparenza che deve sempre esserci e che prima di tutto meritate voi.

1. Il problema della standardizzazione. Se dovessi dire quale sia stato il tema dominante dovrei citare proprio questa parola. Un metodo deve essere standard ovvero ripetibile da chiunque abbia un medio livello di conoscenza. Questo è, a mio giudizio, il problema più spinoso, la condizione senza la quale sembra non avere senso la sperimentazione. Il tema è complesso “il livello medio di conoscenza richiesto per produrre con la metodica Stamina” è, invece, molto elevato ed è fondato sull’esperienza e sulla conoscenza dei diversi comportamenti delle linee cellulari che non sono, essendo materiale vivente, così facilmente prevedibili e categorizzabili. Per capire meglio immaginiamoci una classe di 30 alunni. Ognuno ha la sua personalità e la sua storia familiare, ognuno ha una intelligenza diversa, ognuno ha conoscenze di base differenti. Bene, dobbiamo fare in modo che alla fine dell’anno diventino tutti uguali con le stesse caratteristiche e gli stessi comportamenti. Per fare ciò non solo dobbiamo fare in modo che una maestra con un medio/basso livello di esperienza possa ottenere tali risultati, ma dobbiamo anche fare in modo che ottenga questi risultati con azioni e strumenti standard, semplificati e limitati. Quindi i problemi non sono i mutevoli comportamenti dei bambini e le loro personalità distinte, con cui bisogna interagire in molti modi diversi, ma gli strumenti che devono essere limitati e la bassa esperienza delle maestre. Come si può facilmente comprendere se i bambini fossero di legno ciò sarebbe piuttosto semplice, ma essendo di carne e ossa il problema diventa decisamente più complesso. La metodica dovrà, quindi, necessariamente semplificarsi e cercare di prevedere comportamenti standard per il maggior numero di variabili diverse. Ciò che esce dallo standard e dalla richiesta di una conoscenza complessa viene, quindi, ridotto o scartato. È una vecchia diatriba che accompagna l’umanità e che consiste in una visione squisitamente antropocentrica e limitante: è la natura che deve piegarsi all’uomo ed ai suoi limiti e non viceversa, ma negli standard produttivi diventa ancora più forte, la natura non solo deve piegarsi ai limiti dell’uomo, ma a quelli di un uomo con poca esperienza e con limitati strumenti mentali e pratici. La via che sembra essersi trovata è che saranno i biologi di una cell factory autorizzata a produrre le cellule con la suervisione dei biologi Stamina. Abbiamo provato a suggerire di far venire questi biologi ad osservare che tipo di procedure mettiamo in atto nei laboratori di Brescia… ma Brescia è tabù. Quindi dovremo produrre una versione ridotta e semplifacata della metodica che sia facilmente standardizzabile. Ci proveremo.

2. Gli enti ci hanno proposto un patto di riservatezza sulla metodica. Abbiamo apprezzato questo aspetto che lega indissolubilmente la sperimentazione nella quale ci impegneremo, alla metodica che rimane di proprietà di Stamina. Devo dire che anche il Ministro aveva previsto questo aspetto nel decreto che ha firmato. Bene, questo è un problema che si vedranno gli avvocati di Stamina e l’avvocatura dello Stato che era presente all’incontro.

3. I medici di Stamina potranno partecipare a tutte le fasi della sperimentazione, sia alle fasi di “somministrazione delle terapie” sia a quelle di valutazione dei risultati. Questo lo riteniamo un buon compromesso, in quanto i nostri esperti, pur non avendo voce in capitolo, potranno controllare ciò che avviene e segnalare eventuali incongruità e scorrettezze. Vero, la sperimentazione non la fa Stamina, ma almeno le viene concessa una possibilità di verifica diretta e partecipata. Tutti all’incontro hanno concordato sul fatto che sia necessario individuare patologie facili da valutare in termini di risultati e che lascino il minor spazio possibile a valutazioni soggettive che, di nuovo, richiedano una grande esperienza per poter essere utilizzate (un altro standard). Ad esempio il dr Villanova ci diceva che per utilizzare una scala di valutazione per la SMA è necessario formare un medico per più di un anno e questo non abbiamo, sinceramente, nei 18 mesi concessi, tempo per farlo.

4. Il vero nodo, in questa sperimentazione, risulta essere il comitato scientifico previsto dal ministro che sarà presieduto dal presidente dell’ISS e composto dal direttore generale dell’AIFA, dal direttore del CNT o loro delegati, e da un numero di esperti non suoeriore a 10, scelti tra le personalità appartenenti alla comunità scientifica nazionale dotate di alta, riconosciuta e documentata esperienza nel settore delle patologie neurodegenerative ovvero delle malattie rare ovvero delle cellule mesenchimali ovvero dellla metodologia clinica e da almeno un rappresentante delle associazioni dei pazienti. Ci si potrà avvalere, inoltre, di ulteriori esperti.

A questo comitato, a cui non partecipa Stamina, per ovvi conflitti di interesse, vengono demandati i compiti di disegnare il protocollo di ricerca e di individure le strutture dove si operererà. Il conflitto di interessi non deve valere solo per Stamina, ma anche per tutti coloro che si sono già espressi contro Stamina. L’attenzione del ministero su questo aspetto ed il coinvolgimento di Stamina in tutti gli incontri del comitato scientifico (seppure non ne faccia parte) saranno un punto determinante per la possibilità di rendere trasparente e attuabile questa sperimentazione.

Alla luce di tutto ciò non abbiamo ancora garanzie sul fatto che la metodica non venga modificata, su quali patologie saranno trattate e su quali possibilità di verifica avrà Stamina. Abbiamo avuto ampie rassicurazioni in merito, ma in questi ambiti le rassicurazioni, purtroppo, non bastano e, per quanto ritenga il dott. Oleari dell’ISS una persona corretta, le decisioni sono sempre collettive e possono produrre variazioni incompatibili con quanto ci auspichiamo. Visto che il coordinatore ultimo ed il decisore finale è proprio il ministero, chiediamo un incontro, nel breve, con il Ministro Lorenzin per discutere di questi aspetti e delle rassicurazioni che abbiamo ricevuto, e, al di là della sperimentazione, per discutere della difficile e insostenibile situazione di Brescia relativa alle cure compassionevoli che non compete al tavolo di discussione di ieri, ma che rappresenta, oggi, un punto nodale che riguarda migliaia di malati e che non si può fingere che non esista. Vi allego il decreto ministeriale.

(Fonte: post comparso in data 26/06/2013 sulla pagina personale Facebook del Prof. Davide Vannoni)

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