Articolo del 24 marzo 2013 preso da mediterranews.org
di Alessandro Rasman
E' stata pubblicata sul sito della prestigiosa rivista scientifica American Journal of Neuroradiology una lettera intitolata "Formazione e curva di apprendimento nella valutazione dell'insufficienza venosa cronica cerebro spinale"del Dr. Pietro Maria Bavera, chirurgo vascolare di Milano.
Il Dr. Bavera interviene per rispondere ad alcuni colleghi australiani che nel gennaio scorso avevano pubblicato nella medesima rivista un piccolo studio intitolato " Il mistero dell'insufficienza venosa cronica cerebro spinale: risultati flebografici ed ecografici identici in pazienti con SM e controlli" di cui avevamo dato notizia ( http://mediterranews.org/2013/02/sclerosi-multipla-un-misterioso-studio-australiano-sul-metodo-zamboni/ ).
Scrive il Dr. Bavera:
"Ho letto con interesse l'articolo intitolato " Il mistero dell'insufficienza venosa cronica cerebro spinale: risultati flebografici ed ecografici identici in pazienti con SM e controlli" di McAuliffe e Kermode pubblicato on-line nel mese di gennaio sull'American Journal of Neuroradiology. Non sono d'accordo sia sulla metodologia che sulle conclusioni degli autori.
Non è chiaro se gli operatori doppler avevano una sufficiente formazione per cercare eventuali anomalie della vena giugulare e se in realtà la ricerca ha seguito l'usuale protocollo richiesto. Gli autori non hanno citato le linee guida del protocollo pubblicate da sette società scientifiche internazionali. Inoltre, è stato dimostrato che la formazione è obbligatoria per migliorare la riproducibilità dello screening per l'insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI). Il coefficiente trovato era significativamente diverso quando si confronta la variazione interosservatore degli operatori ecografici tra formati-versus-non formati.
Trenta casi non sono sufficienti per ottenere risultati statisticamente significativi. Inoltre, è stato dimostrato che la formazione è obbligatoria per migliorare la riproducibilità dello screening per la CCSVI. Questa metodologia è molto diversa da quella di Zamboni e altri nel loro articolo seminale. La CCSVI è stata proposta con un approccio multimodale che combina le anomalie ecografiche con l'imaging eseguito dalla venografia con catetere.
Dopo 30 anni di esperienza come chirurgo vascolare e diagnostico, posso commentare il lavoro degli autori, perché dopo 1500 esami per la ricerca della CCSVI, ho trovato il 90% delle anomalie nei pazienti con sclerosi multipla. La metà di queste erano nei controlli dopo l'angioplastica venosa percutanea, i quali sono stati sottoposti ad esami flebografici che hanno confermato la CCSVI.
Le conclusioni vanno fatte con grandi numeri e richiedono tempo, formazione adeguata, e una curva di apprendimento, così come il confronto dell'ecocolordoppler con il criterio stnadard della venografia con catetere".
Fonte: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23518353
COMMENTO:
Questa lettera dimostra come la formazione sia imprescindibile per la diagnosi dell'insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), scoperta nel 2007 dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell'Università di Ferrara) e che diversi studi che contrastano questa ipotesi in realtà sono stati fatti da operatori non formati su una patologia che è nuova e che nessuno conosceva prima.
Chissà quando i neurologi apriranno finalmente i loro occhi e decideranno di collaborare con il prof. Zamboni e gli altri esperti vascolari anziché scatenare una triste guerra di religione che va contro l'interesse dei malati di sclerosi multipla, malattia per la quale purtroppo le cause non sono ancora note e non esiste una terapia definitiva e valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite per la ricerca soprattutto nel ricco mercato farmaceutico.
di Alessandro Rasman
E' stata pubblicata sul sito della prestigiosa rivista scientifica American Journal of Neuroradiology una lettera intitolata "Formazione e curva di apprendimento nella valutazione dell'insufficienza venosa cronica cerebro spinale"del Dr. Pietro Maria Bavera, chirurgo vascolare di Milano.
Il Dr. Bavera interviene per rispondere ad alcuni colleghi australiani che nel gennaio scorso avevano pubblicato nella medesima rivista un piccolo studio intitolato " Il mistero dell'insufficienza venosa cronica cerebro spinale: risultati flebografici ed ecografici identici in pazienti con SM e controlli" di cui avevamo dato notizia ( http://mediterranews.org/2013/02/sclerosi-multipla-un-misterioso-studio-australiano-sul-metodo-zamboni/ ).
Scrive il Dr. Bavera:
"Ho letto con interesse l'articolo intitolato " Il mistero dell'insufficienza venosa cronica cerebro spinale: risultati flebografici ed ecografici identici in pazienti con SM e controlli" di McAuliffe e Kermode pubblicato on-line nel mese di gennaio sull'American Journal of Neuroradiology. Non sono d'accordo sia sulla metodologia che sulle conclusioni degli autori.
Non è chiaro se gli operatori doppler avevano una sufficiente formazione per cercare eventuali anomalie della vena giugulare e se in realtà la ricerca ha seguito l'usuale protocollo richiesto. Gli autori non hanno citato le linee guida del protocollo pubblicate da sette società scientifiche internazionali. Inoltre, è stato dimostrato che la formazione è obbligatoria per migliorare la riproducibilità dello screening per l'insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI). Il coefficiente trovato era significativamente diverso quando si confronta la variazione interosservatore degli operatori ecografici tra formati-versus-non formati.
Trenta casi non sono sufficienti per ottenere risultati statisticamente significativi. Inoltre, è stato dimostrato che la formazione è obbligatoria per migliorare la riproducibilità dello screening per la CCSVI. Questa metodologia è molto diversa da quella di Zamboni e altri nel loro articolo seminale. La CCSVI è stata proposta con un approccio multimodale che combina le anomalie ecografiche con l'imaging eseguito dalla venografia con catetere.
Dopo 30 anni di esperienza come chirurgo vascolare e diagnostico, posso commentare il lavoro degli autori, perché dopo 1500 esami per la ricerca della CCSVI, ho trovato il 90% delle anomalie nei pazienti con sclerosi multipla. La metà di queste erano nei controlli dopo l'angioplastica venosa percutanea, i quali sono stati sottoposti ad esami flebografici che hanno confermato la CCSVI.
Le conclusioni vanno fatte con grandi numeri e richiedono tempo, formazione adeguata, e una curva di apprendimento, così come il confronto dell'ecocolordoppler con il criterio stnadard della venografia con catetere".
Fonte: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23518353
COMMENTO:
Questa lettera dimostra come la formazione sia imprescindibile per la diagnosi dell'insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), scoperta nel 2007 dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell'Università di Ferrara) e che diversi studi che contrastano questa ipotesi in realtà sono stati fatti da operatori non formati su una patologia che è nuova e che nessuno conosceva prima.
Chissà quando i neurologi apriranno finalmente i loro occhi e decideranno di collaborare con il prof. Zamboni e gli altri esperti vascolari anziché scatenare una triste guerra di religione che va contro l'interesse dei malati di sclerosi multipla, malattia per la quale purtroppo le cause non sono ancora note e non esiste una terapia definitiva e valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite per la ricerca soprattutto nel ricco mercato farmaceutico.
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