Articolo del 10 marzo 2013 preso da www.quotidianosanita.it
Tanto per rimanere aggiornati...
Per ora è stata testato solo sui topi, ma la molecola, già approvata contro il cancro, sarebbe efficace anche sulla malattia autoimmune. Ridotti la reazione immunitaria e il numero di globuli bianchi che attaccano il sistema nervoso. E così o rallenta la comparsa dei sintomi o si riducono quando sono già apparsi.
10 MAR - Imatinib è un famoso farmaco che viene usato da anni per il trattamento di leucemia e altri tipi di cancro. Ma forse questo stesso farmaco potrebbe non essere utile solo per questo uso: uno studio del Karolinska Institutet svedese, pubblicato su PLoS One, dimostrerebbe infatti l’efficacia del farmaco nei pazienti con sclerosi multipla.
Questa malattia deriva dall’attacco del sistema immunitario allo stesso organismo, e in particolare al midollo spinale e al cervello: conseguenza di questa reazione dei globuli bianchi contro il sistema nervoso –che di solito è scongiurata dalla barriera emato-encefalica, un tessuto che controlla cosa passa o meno attraverso i muri vascolari – sono problemi alla vista, alla deambulazione e altre disabilità neurologiche, ad oggi incurabili.
I trattamenti sintomatici per la malattia possono avere pesanti effetti collaterali, che peggiorano la qualità della vita dei pazienti. “Ecco perché è urgente trovare nuovi farmaci che siano efficaci ma non abbiano tutti questi lati negativi”, ha commentato Ingrid Nilsson, co-autore dello studio.
Nella ricerca, il team ha esaminato la possibilità di influenzare i sintomi neurologici sigillando la barriera emato-encefalica. Il tentativo è stato fatto su un modello murino in cui le difese immunitarie sono state stimolate da una proteina endogena del tessuto nervoso che innesca la reazione automimmune, che sviluppa sintomi simili a quelli della sclerosi multipla umana. Poi i ratti venivano trattati don imatinib, che nel cancro viene usata proprio per ridurre le perdite della barriera. “Così abbiamo dimostrato che il farmaco ci aiutava a rallentare la progressione della malattia e migliorare i sintomi, prevenendo l’azione dei globuli bianchi sui tessuti nervosi”, ha continuato il ricercatore.
Il trattamento con imatinib, inoltre, riduceva la reazione autoimmune e il numero di cellule che riuscivano a passare attraverso la barriera emato-encefalica, anche nei topi che avevano già sviluppato i sintomi più gravi della sclerosi”, ha concluso Nilsson.
La scoperta è importante non solo per i risultati sorprendenti, ma anche perché essendo il farmaco già approvato per l’uso sugli esseri umani, potrebbe superare più velocemente gli stadi di approvazione che potrebbero portarlo – se tutto ciò viene confermato – a diventare un’opzione terapeutica oltre che per i pazienti oncologici anche per quelli affetti da sclerosi multipla.
Tanto per rimanere aggiornati...
Per ora è stata testato solo sui topi, ma la molecola, già approvata contro il cancro, sarebbe efficace anche sulla malattia autoimmune. Ridotti la reazione immunitaria e il numero di globuli bianchi che attaccano il sistema nervoso. E così o rallenta la comparsa dei sintomi o si riducono quando sono già apparsi.
10 MAR - Imatinib è un famoso farmaco che viene usato da anni per il trattamento di leucemia e altri tipi di cancro. Ma forse questo stesso farmaco potrebbe non essere utile solo per questo uso: uno studio del Karolinska Institutet svedese, pubblicato su PLoS One, dimostrerebbe infatti l’efficacia del farmaco nei pazienti con sclerosi multipla.
Questa malattia deriva dall’attacco del sistema immunitario allo stesso organismo, e in particolare al midollo spinale e al cervello: conseguenza di questa reazione dei globuli bianchi contro il sistema nervoso –che di solito è scongiurata dalla barriera emato-encefalica, un tessuto che controlla cosa passa o meno attraverso i muri vascolari – sono problemi alla vista, alla deambulazione e altre disabilità neurologiche, ad oggi incurabili.
I trattamenti sintomatici per la malattia possono avere pesanti effetti collaterali, che peggiorano la qualità della vita dei pazienti. “Ecco perché è urgente trovare nuovi farmaci che siano efficaci ma non abbiano tutti questi lati negativi”, ha commentato Ingrid Nilsson, co-autore dello studio.
Nella ricerca, il team ha esaminato la possibilità di influenzare i sintomi neurologici sigillando la barriera emato-encefalica. Il tentativo è stato fatto su un modello murino in cui le difese immunitarie sono state stimolate da una proteina endogena del tessuto nervoso che innesca la reazione automimmune, che sviluppa sintomi simili a quelli della sclerosi multipla umana. Poi i ratti venivano trattati don imatinib, che nel cancro viene usata proprio per ridurre le perdite della barriera. “Così abbiamo dimostrato che il farmaco ci aiutava a rallentare la progressione della malattia e migliorare i sintomi, prevenendo l’azione dei globuli bianchi sui tessuti nervosi”, ha continuato il ricercatore.
Il trattamento con imatinib, inoltre, riduceva la reazione autoimmune e il numero di cellule che riuscivano a passare attraverso la barriera emato-encefalica, anche nei topi che avevano già sviluppato i sintomi più gravi della sclerosi”, ha concluso Nilsson.
La scoperta è importante non solo per i risultati sorprendenti, ma anche perché essendo il farmaco già approvato per l’uso sugli esseri umani, potrebbe superare più velocemente gli stadi di approvazione che potrebbero portarlo – se tutto ciò viene confermato – a diventare un’opzione terapeutica oltre che per i pazienti oncologici anche per quelli affetti da sclerosi multipla.
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