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Articolo del 21 febbraio 2013 preso da www.corriereweb.net:
L’ultima ricerca in ordine di tempo, condotta dal reparto di Neurologia dell’ospedale torinese Maria Vittoria, nega la relazione tra la sclerosi multipla e l’Insufficienza venosa cronica cerebro-spinale scoperta dal Prof. Zamboni. Il medico ferrarese continua però a ricevere centinaia di richieste di persone affette dalla malattia le quali vorrebbero sottoporsi all’operazione che, sbloccando il flusso dei vasi sanguigni, genera in diversi pazienti effetti benefici.
La sclerosi multipla è una malattia del sistema nervoso centrale che interessa in tutto il mondo circa tre milioni di persone, e che provoca diversi problemi, dalla fatica al dolore, da disturbi visivi e cognitivi a disturbi di coordinazione. È nel 2008 quando il professore Paolo Zamboni, specializzato in chirurgia generale e vascolare, annuncia di aver trovato un nesso tra la patologia da lui scoperta e denominata Insufficienza venosa cronica cerebro-spinale e la sclerosi multipla. Grazie ad una semplice operazione per sbloccare il flusso sanguigno, il professore ha concesso nuovamente ad alcuni pazienti di riprendere a camminare, anche solo per un breve periodo. La scoperta del Prof. Zamboni, nota al pubblico grazie anche ad alcuni servizi del programma televisivo Le Iene che seguì il percorso di alcuni malati di sclerosi multipla dopo l’operazione, continua però a sollevare diversi dubbi nel mondo scientifico e accademico. Se da un lato vi è chi come Nicoletta Mantovani, moglie di Luciano Pavarotti, malata di sclerosi e sottoposta all’intervento del Prof. Zamboni, difende il medico e spinge affinché la sperimentazione venga ampliata, alcuni ricercatori continuano a negare il fatto che l’Insufficienza venosa cronica cerebro-spinale possa rappresentare la causa originaria della malattia. A tal riguardo, nel mese di novembre il prof. Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, sottolineava: “Di sclerosi multipla non si guarisce e ancora non esiste una cura risolutiva. Ogni forma si SM è un caso a sé, con un decorso differente da persona a persona”. I dati, secondo il prof. Battaglia, “dimostrano come l’Insufficienza venosa cerebro-spinale non sia una patologia legata alla sclerosi multipla”. Eppure Zamboni continua ad essere contattato da numerose persone affette dalla malattia, desiderose di essere sottoposte all’intervento. Solo pochi giorni fa lo stesso medico ferrarese aveva affermato in proposito: “Posso solo dire che la mia segretaria svolge ormai funzioni di centralinista, per le centinaia di persone che chiamano da tutto il mondo”. Mentre l’addetta alla valutazione funzionale dei pazienti, Anna Maria Malagoni, nello stesso tempo ha sottolineato che: “Ogni aspetto è vagliato in modo rigoroso. C’è un forte carico di responsabilità perché oltre all’attenzione della comunità scientifica, sentiamo sulla pelle le aspettative, i desideri e le speranze di questo ultimi”. In ordine di tempo però, l’ultima ricerca pubblicata, nega che il metodo Zamboni sia utile per combattere la sclerosi multipla. Quest’ultimo studio è stato condotto dal reparto di Neurologia dell’ospedale Maria Vittoria di Torino ed è stato pubblicato su Clinical Neurology and Neurosurgery. Come spiega il responsabile di Neurologia, Daniele Imperiale: “Negli ultimi anni si è sviluppato un ampio dibattito circa la relazione tra l’insorgenza della sclerosi multipla e la presenza di anomalie delle vene che drenano il sangue dall’encefalo, la c.d. Insufficienza venosa cronica cerebro-spinale. Ma questa relazione nel nostro studio, come in altri, non trova alcuna conferma”. Lo stesso Imperiale tiene però a sottolineare: “Si tratta comunque di un argomento di estremo interesse che merita sicuramente approfondimenti ulteriori attraverso ampie casistiche e disegni sperimentali rigorosi”. Intanto milioni di persone continuano a sperare in una cura e si appellano a tutti gli specialisti del mondo: “Cari professori, rimboccatevi le mani e datevi da fare tutti insieme per migliorare la situazione, per trovare una terapia per la nostra malattia”, come riportato sul Corriere della Sera da R. Renzi.
Articolo del 21 febbraio 2013 preso da www.corriereweb.net:
L’ultima ricerca in ordine di tempo, condotta dal reparto di Neurologia dell’ospedale torinese Maria Vittoria, nega la relazione tra la sclerosi multipla e l’Insufficienza venosa cronica cerebro-spinale scoperta dal Prof. Zamboni. Il medico ferrarese continua però a ricevere centinaia di richieste di persone affette dalla malattia le quali vorrebbero sottoporsi all’operazione che, sbloccando il flusso dei vasi sanguigni, genera in diversi pazienti effetti benefici.
La sclerosi multipla è una malattia del sistema nervoso centrale che interessa in tutto il mondo circa tre milioni di persone, e che provoca diversi problemi, dalla fatica al dolore, da disturbi visivi e cognitivi a disturbi di coordinazione. È nel 2008 quando il professore Paolo Zamboni, specializzato in chirurgia generale e vascolare, annuncia di aver trovato un nesso tra la patologia da lui scoperta e denominata Insufficienza venosa cronica cerebro-spinale e la sclerosi multipla. Grazie ad una semplice operazione per sbloccare il flusso sanguigno, il professore ha concesso nuovamente ad alcuni pazienti di riprendere a camminare, anche solo per un breve periodo. La scoperta del Prof. Zamboni, nota al pubblico grazie anche ad alcuni servizi del programma televisivo Le Iene che seguì il percorso di alcuni malati di sclerosi multipla dopo l’operazione, continua però a sollevare diversi dubbi nel mondo scientifico e accademico. Se da un lato vi è chi come Nicoletta Mantovani, moglie di Luciano Pavarotti, malata di sclerosi e sottoposta all’intervento del Prof. Zamboni, difende il medico e spinge affinché la sperimentazione venga ampliata, alcuni ricercatori continuano a negare il fatto che l’Insufficienza venosa cronica cerebro-spinale possa rappresentare la causa originaria della malattia. A tal riguardo, nel mese di novembre il prof. Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, sottolineava: “Di sclerosi multipla non si guarisce e ancora non esiste una cura risolutiva. Ogni forma si SM è un caso a sé, con un decorso differente da persona a persona”. I dati, secondo il prof. Battaglia, “dimostrano come l’Insufficienza venosa cerebro-spinale non sia una patologia legata alla sclerosi multipla”. Eppure Zamboni continua ad essere contattato da numerose persone affette dalla malattia, desiderose di essere sottoposte all’intervento. Solo pochi giorni fa lo stesso medico ferrarese aveva affermato in proposito: “Posso solo dire che la mia segretaria svolge ormai funzioni di centralinista, per le centinaia di persone che chiamano da tutto il mondo”. Mentre l’addetta alla valutazione funzionale dei pazienti, Anna Maria Malagoni, nello stesso tempo ha sottolineato che: “Ogni aspetto è vagliato in modo rigoroso. C’è un forte carico di responsabilità perché oltre all’attenzione della comunità scientifica, sentiamo sulla pelle le aspettative, i desideri e le speranze di questo ultimi”. In ordine di tempo però, l’ultima ricerca pubblicata, nega che il metodo Zamboni sia utile per combattere la sclerosi multipla. Quest’ultimo studio è stato condotto dal reparto di Neurologia dell’ospedale Maria Vittoria di Torino ed è stato pubblicato su Clinical Neurology and Neurosurgery. Come spiega il responsabile di Neurologia, Daniele Imperiale: “Negli ultimi anni si è sviluppato un ampio dibattito circa la relazione tra l’insorgenza della sclerosi multipla e la presenza di anomalie delle vene che drenano il sangue dall’encefalo, la c.d. Insufficienza venosa cronica cerebro-spinale. Ma questa relazione nel nostro studio, come in altri, non trova alcuna conferma”. Lo stesso Imperiale tiene però a sottolineare: “Si tratta comunque di un argomento di estremo interesse che merita sicuramente approfondimenti ulteriori attraverso ampie casistiche e disegni sperimentali rigorosi”. Intanto milioni di persone continuano a sperare in una cura e si appellano a tutti gli specialisti del mondo: “Cari professori, rimboccatevi le mani e datevi da fare tutti insieme per migliorare la situazione, per trovare una terapia per la nostra malattia”, come riportato sul Corriere della Sera da R. Renzi.
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