L'Assessore ha dichiarato di volere che si vada avanti.
L'OK del Comitato Etico di Padova c'è.
Il gruppo interdisciplinare è pronto.
Ci sono tutti i requisiti perchè si possa procedere, rispettando anche i vicoli del parere Zangrillo.
Articolo preso da http://www.gruppoidvregioneveneto.it/:
«Una decisione incomprensibile, dettata da fraintendimenti o errate valutazioni. Come promesso, abbiamo presentato un’interrogazione all’assessore Coletto per capirne di più, e perché la Regione intervenga per far svolgere la cura “Zamboni” anche a Padova». CosìAntonino Pipitone, consigliere regionale di Italia dei Valori, dopo che lo “Steering Committee”, il comitato di controllo che sovrintende al protocollo di sperimentazione del “metodo Zamboni”, ha escluso il centro di angiologia di Padova, diretto dal dott. Giampiero Avruscio, dalle strutture idonee alla terapia. Oggi Pipitone ha depositato un’interrogazione dal titolo “Sclerosi multipla, non escludere Padova da sperimentazione “metodo Zamboni”.
«Il diktat di esclusione dello “Steering Committee” – spiega Pipitone – è causato dalladivulgazione che il prof. Avruscio avrebbe fatto sui media dei risultati relativi al progetto. In realtà, le parole contestate raccontavano solo l’avvio dello studio Brave Dreams, citandolo come “L’unica ricerca scientificamente rigorosa che potrà dare risposte certe ai pazienti”».
«Inoltre – prosegue il medico padovano – le dichiarazioni all’origine del caso erano state comunque bypassate e depotenziate dalla pubblicazione, fin dal 15 novembre scorso, di tutto il materiale sulla sperimentazione Brave Dreams a Padova nell’albo delibere dell’Ussl 16, documentazione quindi resa accessibile a chiunque. E’ impossibile non notare come tale veto si abbatta su migliaia di ammalati di sclerosi multipla, che nella sperimentazione avviata a Padova vedevano una possibile speranza».
«In ogni caso – spiega Pipitone – , sarebbe comunque opportuno che la Regione desse tutto il supporto necessario perché, anche al di fuori del progetto Brave Dreams, la ricerca e la sperimentazione del “metodo Zamboni” in Veneto possano continuare sia per la diagnosi che per la terapia, perché i cittadini veneti non debbano rivolgersi all’estero, ma possano seguire le cure nelle strutture sanitarie pubbliche della nostra regione».
Pipitone conclude la dettagliata interrogazione chiedendo alla Giunta Zaia se intenda intervenire presso lo “Steering Committee” perché receda dai suoi drastici propositi e quali supporti intenda fornire all’equipe del prof. Avruscio.
ecco il testo integrale dell’interrogazione di Pipitone:
CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
NONA LEGISLATURA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA N.
SCLEROSI MULTIPLA, NON ESCLUDERE PADOVA DA SPERIMENTAZIONE “METODO ZAMBONI”
presentata il 7 dicembre 2012 dal Consigliere Pipitone
Premesso che:
la sclerosi multipla, chiamata anche sclerosi a placche, sclerosi disseminata o polisclerosi, è una malattia autoimmune cronica demielinizzante, che colpisce il sistema nervoso centrale causando un ampio spettro di segni e sintomi;
la malattia può manifestarsi con una vastissima gamma di sintomi neurologici e spesso progredisce fino alla disabilità fisica e cognitiva, può assumere varie forme, tra cui quelle recidivanti e quelle progressive;
fin dal 2008 il chirurgo italiano Paolo Zamboni ha osservato nei pazienti con sclerosi multipla la presenza di una sindrome vascolare chiamata insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), costituita da stenosi intraluminali: setti, membrane, valvole malformate che ostacolano le principali vie del drenaggio venoso cerebrospinale: vene giugulari e vene azygos.
Considerato che:
sono tanti i pazienti che si sono sottoposti al “metodo Zamboni”, per il quale, alla base di alcune forme di sclerosi multipla, c’è una insufficienza venosa cronica cerebrospinale, ovvero una malformazione che impedisce il deflusso del sangue dal cervello e che può provocare una stasi ematica. Ripristinando il corretto flusso sanguigno, i benefici per i pazienti (tra cui miglior qualità di vita, recupero del tono muscolare e ripresa dell’attività fisica registrabili già 9 mesi dopo l’intervento) riguardano chi presenta non solo la malformazione venosa, ma anche chi è affetto da sclerosi multipla. In sostanza si attua un’angioplastica che libera le vene occluse di testa e torace, che pare avrebbe migliorato la qualità di vita di decine di persone con la malattia, secondo quanto riportato anche dalla letteratura scientifica internazionale, come il lavoro pubblicato su “Journal of Vascular and Interventional Radiology, volume 23, issue 3 supplement, march 2012” in cui sono stati studiati 213 pazienti e le conclusioni sono state che “il trattamento endovascolare della insufficienza venosa cronica cerebrospinale produce un significativo miglioramento, a breve termine della qualità della vita nei pazienti con sclerosi multipla” o lo studio pubblicato nel marzo 2012 dell’università di Chicago, dove uno studio su 96 pazienti ha dimostrato che: “i nostri risultati confermano che le anomalie venose sono comuni nei pazienti con sclerosi multipla. L’angioplastica è sicura e ha prodotto un beneficio sintomatico nel 54% dei nostri pazienti.” Così come altri studi condotti nelle università del Canada e negli Usa, dove si afferma: “dopo aver sottoposto a studio 499 soggetti, che la presenza e la gravità della insufficienza venosa cronica cerebrospinale nella sclerosi multipla si correla con lo status di malattia”. Un recente studio osservazionale multicentrico denominato CoSMo, i cui risultati sono stati presentati il 12 ottobre 2012 a Lione (Francia), in occasione del congresso internazionale di neurologia: ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) e non ancora pubblicati, riporterebbe invece che non esiste nessuna correlazione tra insufficienza venosa cronica cerebrospinale e sclerosi multipla. Questo studio però è stato condotto solo con l’ausilio dell’ecocolordoppler senza il confronto con la flebografia. I dati della letteratura quindi risultano contrastanti e l’ipotesi della insufficienza venosa cronica cerebrospinale nella sclerosi multipla va quindi a maggior ragione ulteriormente indagata. E’ un dovere di tutta la Comunità scientifica;
lo studio Brave Dreams, acronimo di BRAin VEnous DRainage Exploited Against Multiple Sclerosis (sfruttare il drenaggio venoso contro la sclerosi multipla) dovrebbe interessare centri specialistici in tutta Italia. E’ auspicabile che, detti centri, siano in numero il più elevato possibile, per dare la possibilità, a chi vuole, di utilizzare questo metodo e poterlo fare per continuare a sperare in un miglioramento della propria qualità di vita.
Visto che:
la Regione Veneto aveva già deliberato, per la sperimentazione in oggetto, di promuovere il Centro di Angiologia dell’Ospedale S. Antonio di Padova quale struttura idonea alla diagnosi e terapia endovascolare della insufficienza venosa cronica cerebrospinale nei pazienti con sclerosi multipla;
l’Ulss 16, affidataria del progetto per la sperimentazione, ha incaricato il prof. Giampiero Avruscio di coordinare il gruppo di lavoro che dovrebbe portare avanti il “metodo Zamboni” a Padova;
tale equipe ha partecipato allo studio del metodo e prodotto la documentazione per poter dare avvio alla sperimentazione Brave Dreams presso la struttura di Padov
il comitato etico provinciale ha dato parere favorevole, anche per quanto riguarda il protocollo economico.
Visto altresì che:
lo “Steering Committee”, il comitato di controllo che sovrintende, in Italia, al protocollo di sperimentazione del “metodo Zamboni”, ha escluso il gruppo di Padova, coordinato dal prof. Giampiero Avruscio, dalle strutture idonee alla sperimentazione di tale metodo;
tale diktat è arrivato asserendo la divulgazione, fatta sui media dal prof. Avruscio, dei risultati relativi allo studio;
in realtà, le parole contestate riguardavano solo l’inserimento nello studio Brave Dreams, citandola come “L’unica ricerca scientificamente rigorosa che potrà dare risposte certe ai pazienti”;
le dichiarazioni all’origine del caso erano state comunque bypassate e depotenziate ab origine dalla pubblicazione di tutto il materiale riguardante la sperimentazione Brave Dreams a Padova nell’albo delibere dell’Ussl 16 fin dal 15 novembre 2012, documentazione quindi resa accessibile a chiunque;
impossibile non notare come tale veto si abbatta su migliaia di ammalati di sclerosi multipla, che nella sperimentazione avviata a Padova vedevano una possibile speranza.
Osservato che:
in ogni caso, sarebbe comunque opportuno che la Regione Veneto desse tutto il supporto necessario perché, anche al di fuori del progetto Brave Dreams, la ricerca e la sperimentazione del “metodo Zamboni” a livello Veneto possano continuare, sia per la diagnosi che per la terapia, perché i cittadini veneti non debbano rivolgersi all’estero, ma poter seguire le cure nelle strutture sanitarie pubbliche della nostra regione.
Il sottoscritto consigliere
interroga la Giunta regionale
per sapere:
- se intenda intervenire presso lo “Steering Committee”, che ha dapprima inserito e poi escluso dalla sperimentazione del “metodo Zamboni” il servizio specialistico del Centro di Angiologia dell’Ospedale S. Antonio di Padova, perché receda dai suoi più recenti, drastici, propositi, e quali eventuali supporti intende fornire all’equipe del prof Avruscio per erogare le prestazioni di diagnosi e terapia endovascolare della insufficienza venosa cronica cerebrospinale nei pazienti con sclerosi multipla all’interno del servizio sanitario regionale.
L'OK del Comitato Etico di Padova c'è.
Il gruppo interdisciplinare è pronto.
Ci sono tutti i requisiti perchè si possa procedere, rispettando anche i vicoli del parere Zangrillo.
Articolo preso da http://www.gruppoidvregioneveneto.it/:
«Una decisione incomprensibile, dettata da fraintendimenti o errate valutazioni. Come promesso, abbiamo presentato un’interrogazione all’assessore Coletto per capirne di più, e perché la Regione intervenga per far svolgere la cura “Zamboni” anche a Padova». CosìAntonino Pipitone, consigliere regionale di Italia dei Valori, dopo che lo “Steering Committee”, il comitato di controllo che sovrintende al protocollo di sperimentazione del “metodo Zamboni”, ha escluso il centro di angiologia di Padova, diretto dal dott. Giampiero Avruscio, dalle strutture idonee alla terapia. Oggi Pipitone ha depositato un’interrogazione dal titolo “Sclerosi multipla, non escludere Padova da sperimentazione “metodo Zamboni”.
«Il diktat di esclusione dello “Steering Committee” – spiega Pipitone – è causato dalladivulgazione che il prof. Avruscio avrebbe fatto sui media dei risultati relativi al progetto. In realtà, le parole contestate raccontavano solo l’avvio dello studio Brave Dreams, citandolo come “L’unica ricerca scientificamente rigorosa che potrà dare risposte certe ai pazienti”».
«Inoltre – prosegue il medico padovano – le dichiarazioni all’origine del caso erano state comunque bypassate e depotenziate dalla pubblicazione, fin dal 15 novembre scorso, di tutto il materiale sulla sperimentazione Brave Dreams a Padova nell’albo delibere dell’Ussl 16, documentazione quindi resa accessibile a chiunque. E’ impossibile non notare come tale veto si abbatta su migliaia di ammalati di sclerosi multipla, che nella sperimentazione avviata a Padova vedevano una possibile speranza».
«In ogni caso – spiega Pipitone – , sarebbe comunque opportuno che la Regione desse tutto il supporto necessario perché, anche al di fuori del progetto Brave Dreams, la ricerca e la sperimentazione del “metodo Zamboni” in Veneto possano continuare sia per la diagnosi che per la terapia, perché i cittadini veneti non debbano rivolgersi all’estero, ma possano seguire le cure nelle strutture sanitarie pubbliche della nostra regione».
Pipitone conclude la dettagliata interrogazione chiedendo alla Giunta Zaia se intenda intervenire presso lo “Steering Committee” perché receda dai suoi drastici propositi e quali supporti intenda fornire all’equipe del prof. Avruscio.
ecco il testo integrale dell’interrogazione di Pipitone:
CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
NONA LEGISLATURA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA N.
SCLEROSI MULTIPLA, NON ESCLUDERE PADOVA DA SPERIMENTAZIONE “METODO ZAMBONI”
presentata il 7 dicembre 2012 dal Consigliere Pipitone
Premesso che:
la sclerosi multipla, chiamata anche sclerosi a placche, sclerosi disseminata o polisclerosi, è una malattia autoimmune cronica demielinizzante, che colpisce il sistema nervoso centrale causando un ampio spettro di segni e sintomi;
la malattia può manifestarsi con una vastissima gamma di sintomi neurologici e spesso progredisce fino alla disabilità fisica e cognitiva, può assumere varie forme, tra cui quelle recidivanti e quelle progressive;
fin dal 2008 il chirurgo italiano Paolo Zamboni ha osservato nei pazienti con sclerosi multipla la presenza di una sindrome vascolare chiamata insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), costituita da stenosi intraluminali: setti, membrane, valvole malformate che ostacolano le principali vie del drenaggio venoso cerebrospinale: vene giugulari e vene azygos.
Considerato che:
sono tanti i pazienti che si sono sottoposti al “metodo Zamboni”, per il quale, alla base di alcune forme di sclerosi multipla, c’è una insufficienza venosa cronica cerebrospinale, ovvero una malformazione che impedisce il deflusso del sangue dal cervello e che può provocare una stasi ematica. Ripristinando il corretto flusso sanguigno, i benefici per i pazienti (tra cui miglior qualità di vita, recupero del tono muscolare e ripresa dell’attività fisica registrabili già 9 mesi dopo l’intervento) riguardano chi presenta non solo la malformazione venosa, ma anche chi è affetto da sclerosi multipla. In sostanza si attua un’angioplastica che libera le vene occluse di testa e torace, che pare avrebbe migliorato la qualità di vita di decine di persone con la malattia, secondo quanto riportato anche dalla letteratura scientifica internazionale, come il lavoro pubblicato su “Journal of Vascular and Interventional Radiology, volume 23, issue 3 supplement, march 2012” in cui sono stati studiati 213 pazienti e le conclusioni sono state che “il trattamento endovascolare della insufficienza venosa cronica cerebrospinale produce un significativo miglioramento, a breve termine della qualità della vita nei pazienti con sclerosi multipla” o lo studio pubblicato nel marzo 2012 dell’università di Chicago, dove uno studio su 96 pazienti ha dimostrato che: “i nostri risultati confermano che le anomalie venose sono comuni nei pazienti con sclerosi multipla. L’angioplastica è sicura e ha prodotto un beneficio sintomatico nel 54% dei nostri pazienti.” Così come altri studi condotti nelle università del Canada e negli Usa, dove si afferma: “dopo aver sottoposto a studio 499 soggetti, che la presenza e la gravità della insufficienza venosa cronica cerebrospinale nella sclerosi multipla si correla con lo status di malattia”. Un recente studio osservazionale multicentrico denominato CoSMo, i cui risultati sono stati presentati il 12 ottobre 2012 a Lione (Francia), in occasione del congresso internazionale di neurologia: ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis) e non ancora pubblicati, riporterebbe invece che non esiste nessuna correlazione tra insufficienza venosa cronica cerebrospinale e sclerosi multipla. Questo studio però è stato condotto solo con l’ausilio dell’ecocolordoppler senza il confronto con la flebografia. I dati della letteratura quindi risultano contrastanti e l’ipotesi della insufficienza venosa cronica cerebrospinale nella sclerosi multipla va quindi a maggior ragione ulteriormente indagata. E’ un dovere di tutta la Comunità scientifica;
lo studio Brave Dreams, acronimo di BRAin VEnous DRainage Exploited Against Multiple Sclerosis (sfruttare il drenaggio venoso contro la sclerosi multipla) dovrebbe interessare centri specialistici in tutta Italia. E’ auspicabile che, detti centri, siano in numero il più elevato possibile, per dare la possibilità, a chi vuole, di utilizzare questo metodo e poterlo fare per continuare a sperare in un miglioramento della propria qualità di vita.
Visto che:
la Regione Veneto aveva già deliberato, per la sperimentazione in oggetto, di promuovere il Centro di Angiologia dell’Ospedale S. Antonio di Padova quale struttura idonea alla diagnosi e terapia endovascolare della insufficienza venosa cronica cerebrospinale nei pazienti con sclerosi multipla;
l’Ulss 16, affidataria del progetto per la sperimentazione, ha incaricato il prof. Giampiero Avruscio di coordinare il gruppo di lavoro che dovrebbe portare avanti il “metodo Zamboni” a Padova;
tale equipe ha partecipato allo studio del metodo e prodotto la documentazione per poter dare avvio alla sperimentazione Brave Dreams presso la struttura di Padov
il comitato etico provinciale ha dato parere favorevole, anche per quanto riguarda il protocollo economico.
Visto altresì che:
lo “Steering Committee”, il comitato di controllo che sovrintende, in Italia, al protocollo di sperimentazione del “metodo Zamboni”, ha escluso il gruppo di Padova, coordinato dal prof. Giampiero Avruscio, dalle strutture idonee alla sperimentazione di tale metodo;
tale diktat è arrivato asserendo la divulgazione, fatta sui media dal prof. Avruscio, dei risultati relativi allo studio;
in realtà, le parole contestate riguardavano solo l’inserimento nello studio Brave Dreams, citandola come “L’unica ricerca scientificamente rigorosa che potrà dare risposte certe ai pazienti”;
le dichiarazioni all’origine del caso erano state comunque bypassate e depotenziate ab origine dalla pubblicazione di tutto il materiale riguardante la sperimentazione Brave Dreams a Padova nell’albo delibere dell’Ussl 16 fin dal 15 novembre 2012, documentazione quindi resa accessibile a chiunque;
impossibile non notare come tale veto si abbatta su migliaia di ammalati di sclerosi multipla, che nella sperimentazione avviata a Padova vedevano una possibile speranza.
Osservato che:
in ogni caso, sarebbe comunque opportuno che la Regione Veneto desse tutto il supporto necessario perché, anche al di fuori del progetto Brave Dreams, la ricerca e la sperimentazione del “metodo Zamboni” a livello Veneto possano continuare, sia per la diagnosi che per la terapia, perché i cittadini veneti non debbano rivolgersi all’estero, ma poter seguire le cure nelle strutture sanitarie pubbliche della nostra regione.
Il sottoscritto consigliere
interroga la Giunta regionale
per sapere:
- se intenda intervenire presso lo “Steering Committee”, che ha dapprima inserito e poi escluso dalla sperimentazione del “metodo Zamboni” il servizio specialistico del Centro di Angiologia dell’Ospedale S. Antonio di Padova, perché receda dai suoi più recenti, drastici, propositi, e quali eventuali supporti intende fornire all’equipe del prof Avruscio per erogare le prestazioni di diagnosi e terapia endovascolare della insufficienza venosa cronica cerebrospinale nei pazienti con sclerosi multipla all’interno del servizio sanitario regionale.
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