Articolo del 10 dicembre 2012 preso da http://brainfactor.it/:
Al convegno di Roma della Società italiana di neuropsicologia (Sinp) sono state presentate alcune novità riguardanti il legame tra sclerosi multipla e le funzioni cognitive, con interessanti prospettive di riabilitazione.
Il deterioramento cognitivo è indicato da tempo come un sintomo della sclerosi multipla, anche se i dati sulla prevalenza e sul tipo di disfunzioni cognitive sono ancora controversi. Alcuni studi recenti infatti hanno dimostrato un impoverimento delle funzioni esecutive (pianificazione e memoria di lavoro) mentre altri studi hanno fatto nascere ipotesi che giudicavano di maggiore importanza il rallentamento nella capacità di elaborare le informazioni da parte del cervello.
Al convegno Sinp di Roma è stata presentata l’ipotesi che non vi sia un pattern generale di impoverimento cognitivo ma che questo sia diverso da paziente a paziente, confermando la complessità del declino cognitivo presente nella sclerosi multipla quale conseguenza di lesioni diffuse nell'intero cervello. Lunardelli, Barbera, Trimarco e Pesavento di Università di Trieste e Ospedali Riuniti hanno sottoposto 50 adulti malati ad una batteria di test neuropsicologici, osservando infatti la presenza di deficit cognitivi relativamente isolati in uno o in un altro dominio, non rappresentativi del gruppo e indipendenti l'uno dall'altro.
Sul fronte della clinica, A. Cerasa e colleghi hanno presentato un lavoro sui correlati neurofuznionali della riabilitazione nella sclerosi multipla concentrando gli sforzi sui disturbi dell'attenzione. Sebbene non ci sia ancora un approccio terapeutico universalmente accettato, i ricercatori sono convinti, dati alla mano, che il metodo della riabilitazione cognitiva si è dimostrato valido ed efficace. "Un allenamento intensivo e mirato - dicono i ricercatori - può stimolare nel modo giusto specifici domini cognitivi rallentandone la degenerazione e portando considerevoli miglioramenti".
Il loro studio, basato sulla verifica tramite risonanza magnetica funzionale (fMRI) della differente attività cerebrale rilevata nei pazienti sottoposti a riabilitazione cognitiva (aumentata attività nel lobulo cerebellare posteriore e nel lobulo parietale superiore) e nel gruppo di controllo, ha prodotto risultati degni di nota, con un netto miglioramento delle capacità di attenzione dei pazienti. Tali risultati confermano dunque le capacità plastiche del nostro cervello di rispondere in modo ottimale a trattamenti cognitivi mirati.
Al convegno di Roma della Società italiana di neuropsicologia (Sinp) sono state presentate alcune novità riguardanti il legame tra sclerosi multipla e le funzioni cognitive, con interessanti prospettive di riabilitazione.
Il deterioramento cognitivo è indicato da tempo come un sintomo della sclerosi multipla, anche se i dati sulla prevalenza e sul tipo di disfunzioni cognitive sono ancora controversi. Alcuni studi recenti infatti hanno dimostrato un impoverimento delle funzioni esecutive (pianificazione e memoria di lavoro) mentre altri studi hanno fatto nascere ipotesi che giudicavano di maggiore importanza il rallentamento nella capacità di elaborare le informazioni da parte del cervello.
Al convegno Sinp di Roma è stata presentata l’ipotesi che non vi sia un pattern generale di impoverimento cognitivo ma che questo sia diverso da paziente a paziente, confermando la complessità del declino cognitivo presente nella sclerosi multipla quale conseguenza di lesioni diffuse nell'intero cervello. Lunardelli, Barbera, Trimarco e Pesavento di Università di Trieste e Ospedali Riuniti hanno sottoposto 50 adulti malati ad una batteria di test neuropsicologici, osservando infatti la presenza di deficit cognitivi relativamente isolati in uno o in un altro dominio, non rappresentativi del gruppo e indipendenti l'uno dall'altro.
Sul fronte della clinica, A. Cerasa e colleghi hanno presentato un lavoro sui correlati neurofuznionali della riabilitazione nella sclerosi multipla concentrando gli sforzi sui disturbi dell'attenzione. Sebbene non ci sia ancora un approccio terapeutico universalmente accettato, i ricercatori sono convinti, dati alla mano, che il metodo della riabilitazione cognitiva si è dimostrato valido ed efficace. "Un allenamento intensivo e mirato - dicono i ricercatori - può stimolare nel modo giusto specifici domini cognitivi rallentandone la degenerazione e portando considerevoli miglioramenti".
Il loro studio, basato sulla verifica tramite risonanza magnetica funzionale (fMRI) della differente attività cerebrale rilevata nei pazienti sottoposti a riabilitazione cognitiva (aumentata attività nel lobulo cerebellare posteriore e nel lobulo parietale superiore) e nel gruppo di controllo, ha prodotto risultati degni di nota, con un netto miglioramento delle capacità di attenzione dei pazienti. Tali risultati confermano dunque le capacità plastiche del nostro cervello di rispondere in modo ottimale a trattamenti cognitivi mirati.
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