Articolo del 20 novembre 2012 preso da http://www.pocketsalute.it/
La sclerosi multipla è una patologia che affligge quasi 65 mila italiani che necessitano di cure e assistenza sempre crescenti, in quanto la malattia è degenerativa e a lunghissimo decorso, con costi altissimi per il Servizio Sanitario Nazionale ed altrettante difficoltà per le famiglie. Da oltre dieci anni, la sclerosi multipla è per il Prof. Paolo Zamboni, chirurgo vascolare dell’Università di Ferrara, una missione, una causa, una sfida e una battaglia, e non soltanto una malattia.
Zamboni ha sostenuto per primo l’esistenza di una correlazione fra sclerosi multipla e CCSVI, insufficienza venosa cronica cerebrospinale, ovvero uno stretto legame esistente fra la malattia degenerativa ed il restringimento di alcune vene del collo che, secondo il medico ferrarese, impedirebbe il regolare deflusso del sangue dal cervello. Gli ostacoli al deflusso venoso sarebbero rintracciabili attraverso l’esame non invasivo dell’eco-color-doppler; allargando, poi, il segmento venoso e riportandolo al calibro adeguato mediante l’angioplastica, i sintomi della malattia conoscerebbero una drastica diminuzione.
Nel tempo, l’ipotesi si è fatta strada, suscitando e, in molti casi, riuscendo a superare ostacoli burocratici e scetticismi. Molti i pazienti che, con questo metodo, hanno visto retrocedere la malattia; fra questi anche Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, che proprio nei giorni scorsi, a distanza di circa sei mesi dall’intervento, si è pronunciata radicalmente sulla questione, dichiarando: “Non accuso più alcun sintomo: mi è stata data una seconda vita”. Ma la tesi continua a dividere gli scienziati e a suscitare accese polemiche. E proprio nel corso del 28esimo Congresso europeo sul trattamento e la cura della Sclerosi Multipla, svoltosi in Francia lo scorso ottobre, la validità del “metodo Zamboni” è stata drasticamente smentita dallo “Studio Cosmo”, la più ampia ricerca condotta a riguardo, finanziata dall’AISM e presentata proprio nel corso del Congresso ECTRIMS di Lione. Eppure “Brave Dreams”, la sperimentazione di Zamboni, prosegue.
Nella giornata di presentazione dello “Studio Cosmo”, si è così espresso il Dott. Camillo D’Ascanio:
Nello studio “Cosmo” - dal quale lo stesso Zamboni si dissociò a causa discrepanze di parere relative alle modalità di raccolta del dato epidemiologico - non è stato coinvolto personale medico esperto in ultrasonografia vascolare ed ulteriormente perfezionato per la CCSVI, ma del personale preparato attraverso un “non chiaro” percorso di formazione.
Ricordo poi l’alto numero di pubblicazioni scientifiche internazionali a sostegno della correlazione tra sclerosi multipla e insufficienza venosa cronica cerebrospinale, studi in percentuale fra il 60 ed il 100%, dato che peraltro non è in discussione oramai da tempo.
È in discussione, piuttosto, il significato scientifico del dato Inoltre, molti altri studi riguardanti la CCSVI in pazienti affetti da sclerosi multipla sono in corso, e una delle più importanti riviste specializzate del settore, “International Angiology”, vi ha dedicato un numero, quello di dicembre 2011, quasi interamente, facendone un’uscita monografica.
Pertanto, affermare che solo il 3% dei malati di sclerosi multipla presenta l’insufficienza venosa cerebrospinale mi sembra un passo indietro, dal momento che, come già riferito, la correlazione non è più in discussione da tempo.
Rimango sorpreso, dunque, da come l’AISM sia riuscita così rapidamente a reclutare fondi per stroncare senza appello la teoria di Zamboni, e concludo ribadendo che la teoria sulla CCSVI rimane argomento di ricerca. Come tutte le novità, essa è osteggiata da alcuni, forse per timore che si alteri l’equilibrio vigente, equilibrio che ritengo risponda a logiche che è meglio non approfondire. La ricerca, comunque, andrà avanti e non credo che i risultati dello studio “Cosmo” la possano fermare.
Ad oggi lo studio “Brave Dreams” prosegue. Il comitato guida non ritiene di dover interrompere quella che si pone come “sperimentazione clinica sul metodo Zamboni” per il trattamento della sclerosi multipla. Essa si propone di analizzare i pazienti in doppio cieco con ecodoppler e flebografia, per estrapolarne un dato solido di presenza o meno della CCSVI, quindi di dividerli fra coloro che saranno sottoposti al trattamento di liberazione delle vene e coloro che non lo saranno. I centri saranno 12 e si punta a reclutare 700 casi.
Curriculum Vitae del Dr. Camillo D'Ascanio
Laureato nel 1990 in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, specializzato nel 1995 in Chirurgia Generale presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Nel 2003 ha conseguito il master triennale in Patologia e diagnostica vascolare presso l'Unità Semplice di Angiologia dell’Istituto Mengoli di Bologna e dal 2002 è socio della SIAPAV (Societa' Italiana di Angiologia e Patologia Vascolare) e dal 2010 socio fondatore dell'AFI (Associazione flebologi Italiani), sezione Abruzzo. Dal 2003 è Responsabile dell'Ambulatorio Vascolare dell'Ospedale di Giulianova (TE), che conta circa 5000 prestazioni di diagnostica vascolare l'anno. Nel 2010 ha conseguito con il Prof. Zamboni, presso la sede Universitaria di Ferrara, il master sul metodo di studio della CCSVI con eco-color-doppler, e dal giugno 2012 esegue, con il SSN , eco-color-doppler per lo studio della CCSVI, presso la Sede Centrale della ASL di Teramo, in Circ. Ragusa 1, con apparecchio dedicato Esaote Mylab 50 V.
La sclerosi multipla è una patologia che affligge quasi 65 mila italiani che necessitano di cure e assistenza sempre crescenti, in quanto la malattia è degenerativa e a lunghissimo decorso, con costi altissimi per il Servizio Sanitario Nazionale ed altrettante difficoltà per le famiglie. Da oltre dieci anni, la sclerosi multipla è per il Prof. Paolo Zamboni, chirurgo vascolare dell’Università di Ferrara, una missione, una causa, una sfida e una battaglia, e non soltanto una malattia.
Zamboni ha sostenuto per primo l’esistenza di una correlazione fra sclerosi multipla e CCSVI, insufficienza venosa cronica cerebrospinale, ovvero uno stretto legame esistente fra la malattia degenerativa ed il restringimento di alcune vene del collo che, secondo il medico ferrarese, impedirebbe il regolare deflusso del sangue dal cervello. Gli ostacoli al deflusso venoso sarebbero rintracciabili attraverso l’esame non invasivo dell’eco-color-doppler; allargando, poi, il segmento venoso e riportandolo al calibro adeguato mediante l’angioplastica, i sintomi della malattia conoscerebbero una drastica diminuzione.
Nel tempo, l’ipotesi si è fatta strada, suscitando e, in molti casi, riuscendo a superare ostacoli burocratici e scetticismi. Molti i pazienti che, con questo metodo, hanno visto retrocedere la malattia; fra questi anche Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, che proprio nei giorni scorsi, a distanza di circa sei mesi dall’intervento, si è pronunciata radicalmente sulla questione, dichiarando: “Non accuso più alcun sintomo: mi è stata data una seconda vita”. Ma la tesi continua a dividere gli scienziati e a suscitare accese polemiche. E proprio nel corso del 28esimo Congresso europeo sul trattamento e la cura della Sclerosi Multipla, svoltosi in Francia lo scorso ottobre, la validità del “metodo Zamboni” è stata drasticamente smentita dallo “Studio Cosmo”, la più ampia ricerca condotta a riguardo, finanziata dall’AISM e presentata proprio nel corso del Congresso ECTRIMS di Lione. Eppure “Brave Dreams”, la sperimentazione di Zamboni, prosegue.
Nella giornata di presentazione dello “Studio Cosmo”, si è così espresso il Dott. Camillo D’Ascanio:
Nello studio “Cosmo” - dal quale lo stesso Zamboni si dissociò a causa discrepanze di parere relative alle modalità di raccolta del dato epidemiologico - non è stato coinvolto personale medico esperto in ultrasonografia vascolare ed ulteriormente perfezionato per la CCSVI, ma del personale preparato attraverso un “non chiaro” percorso di formazione.
Ricordo poi l’alto numero di pubblicazioni scientifiche internazionali a sostegno della correlazione tra sclerosi multipla e insufficienza venosa cronica cerebrospinale, studi in percentuale fra il 60 ed il 100%, dato che peraltro non è in discussione oramai da tempo.
È in discussione, piuttosto, il significato scientifico del dato Inoltre, molti altri studi riguardanti la CCSVI in pazienti affetti da sclerosi multipla sono in corso, e una delle più importanti riviste specializzate del settore, “International Angiology”, vi ha dedicato un numero, quello di dicembre 2011, quasi interamente, facendone un’uscita monografica.
Pertanto, affermare che solo il 3% dei malati di sclerosi multipla presenta l’insufficienza venosa cerebrospinale mi sembra un passo indietro, dal momento che, come già riferito, la correlazione non è più in discussione da tempo.
Rimango sorpreso, dunque, da come l’AISM sia riuscita così rapidamente a reclutare fondi per stroncare senza appello la teoria di Zamboni, e concludo ribadendo che la teoria sulla CCSVI rimane argomento di ricerca. Come tutte le novità, essa è osteggiata da alcuni, forse per timore che si alteri l’equilibrio vigente, equilibrio che ritengo risponda a logiche che è meglio non approfondire. La ricerca, comunque, andrà avanti e non credo che i risultati dello studio “Cosmo” la possano fermare.
Ad oggi lo studio “Brave Dreams” prosegue. Il comitato guida non ritiene di dover interrompere quella che si pone come “sperimentazione clinica sul metodo Zamboni” per il trattamento della sclerosi multipla. Essa si propone di analizzare i pazienti in doppio cieco con ecodoppler e flebografia, per estrapolarne un dato solido di presenza o meno della CCSVI, quindi di dividerli fra coloro che saranno sottoposti al trattamento di liberazione delle vene e coloro che non lo saranno. I centri saranno 12 e si punta a reclutare 700 casi.
Curriculum Vitae del Dr. Camillo D'Ascanio
Laureato nel 1990 in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, specializzato nel 1995 in Chirurgia Generale presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Nel 2003 ha conseguito il master triennale in Patologia e diagnostica vascolare presso l'Unità Semplice di Angiologia dell’Istituto Mengoli di Bologna e dal 2002 è socio della SIAPAV (Societa' Italiana di Angiologia e Patologia Vascolare) e dal 2010 socio fondatore dell'AFI (Associazione flebologi Italiani), sezione Abruzzo. Dal 2003 è Responsabile dell'Ambulatorio Vascolare dell'Ospedale di Giulianova (TE), che conta circa 5000 prestazioni di diagnostica vascolare l'anno. Nel 2010 ha conseguito con il Prof. Zamboni, presso la sede Universitaria di Ferrara, il master sul metodo di studio della CCSVI con eco-color-doppler, e dal giugno 2012 esegue, con il SSN , eco-color-doppler per lo studio della CCSVI, presso la Sede Centrale della ASL di Teramo, in Circ. Ragusa 1, con apparecchio dedicato Esaote Mylab 50 V.
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