Articolo del 20 novembre 2012 preso da
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2012/20-novembre-2012/veneti-guariti-sclerosi-padova-apre-metodo-zamboni-2112800381403.shtml
di Francesca Visentin
PADOVA — «Mia figlia, ammalata di sclerosi multipla da dieci anni, aveva continue paralisi, camminava a fatica. Dopo l'intervento con il metodo Zamboni è stata subito bene. Adesso fa footing, è tornata a una vita normale». Lo racconta Sergio Dalla Verde, imprenditore vicentino, al vertice per anni di Apindustria Vicenza e presidente della Fondazione SMuovilavita onlus, una delle associazioni più attive per la ricerca sulla sclerosi multipla. Sono tanti gli ammalati di sclerosi multipla veneti che dopo l'intervento hanno cambiato vita. E con una delibera di pochi giorni fa, nel Veneto è partita la sperimentazione sul metodo Zamboni: l’ospedale Sant’Antonio di Padova è diventato «struttura di riferimento regionale per la diagnostica e il trattamento correttivo endovascolare in pazienti con sclerosi multipla». L'équìpe medica del Sant'Antonio, formata per questa sperimentazione e coordinata da Giampiero Avruscio, primario di Angiologia, ha avuto il via libera per il «metodo Zamboni».
Un'angioplastica che libera le vene occluse di testa e torace. Ipotesi innovativa che però non convince tutta la comunità scientifica, soprattutto il fronte dei neurologi. E non ha ancora il via libera del Ministero della Salute per diventare intervento di routine all'interno della sanità pubblica. Il Ministero ha delegato alle Regioni sperimentazioni per acquisire dati e trarre conclusioni. Così fino ad ora i tanti ammalati che volevano farsi operare dovevano rivolgersi a cliniche o professionisti privati. Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, ha dichiarato di essere guarita dalla sclerosi multipla grazie al «metodo Zamboni». Come lei, molti «casi» veneti escono allo scoperto, per testimoniare l'efficacia dell'intervento. Sono testimonianze «a favore della ricerca», come sottolinea Sergio Dalla Verde. L'Ulss 16 di Padova con l'equìpe di Avruscio potrà fare gli interventi di «disostruzione delle vene extracraniche nel trattamento della sclerosi multipla», attraverso un'angioplastica venosa con catetere o palloncino (PTA) di vene occluse o malformate di testa e torace. E’ la possibilità per i pazienti di operarsi gratuitamente, all'interno del servizio sanitario nazionale. Sono settemila gli ammalati di sclerosi multipla nel Veneto, molti in attesa di questo intervento. Attualmente, a parte l'equìpe di Zamboni nell'Ospedale sant'Anna di Ferrara e un'altra sperimentazione all'ospedale di Catania, l'intervento è fatto solo privatamente, sia in Italia che all'estero, a costi altissimi (anche 20mila euro) e senza la garanzia dei rigidi protocolli messi a punto dai medici emiliani e pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali.
Il Veneto, con l'equìpe di Avruscio avrà l'unico ospedale del Nord, il terzo in Italia, che effettuerà la diagnosi e l'intervento, con la sperimentazione «Brave Dreams» (Sogni coraggiosi). Già da un mese, quello dell'ospedale Sant'Antonio di Padova, è anche l'unico ambulatorio nel Veneto, insieme a quello di Valdagno Ulss5 (attivo dal giugno 2011), che attraverso l'ecocolordoppler fa la diagnosi con semplice impegnativa del medico dell'insufficienza venosa cronica cerebrospinale (Ccsvi) per gli ammalati di sclerosi multipla. «Agiremo nell'ambito dello studio Brave Dreams, in collaborazione con il professor Zamboni- precisa Giampiero Avruscio - . Il Ministero ha stabilito che sia necessaria una fase di sperimentazione. In questo caso, con Brave Dreams, possiamo iniziare a effettuare l'intervento su almeno trenta pazienti. Poi, con nuovi studi, potremmo intervenire su altri ammalati. Si tratta di verificare la correlazione tra sclerosi multipla e Ccsvi. Il chirurgo vascolare Paolo Zamboni dell'Università di Ferrara e il neurologo Fabrizio Salvi dell'Ospedale Bellaria di Bologna hanno ipotizzato questa correlazione e iniziato gli interventi. L'ostruzione impedisce il normale deflusso di sangue dal cervello e dal midollo spinale. Ciò provoca l'accumulo di ferro che danneggia il tessuto cerebrale e i neuroni, provocando le caratteristiche placche della sclerosi multipla. Nel caso dell'angioplastica per gli ammalati di sclerosi - spiega Avruscio - la sperimentazione è l'unica strada perché l'intervento sia fatto in sicurezza, secondo un rigido protocollo scientifico e gratuitamente in un ospedale pubblico. Se la sperimentazione darà risultati positivi si potrà passare alla pratica clinica». E intervenire quindi sui grandi numeri. «Sono necessari studi controllati, che diano risposte certe». Intanto, per il riconoscimento della correlazione tra Ccsvi e sclerosi multipla la Fondazione SMuovilavita (www.smuovilavita.it) ha già raccolto 12mila firme, che entro Natale consegnerà al ministro della Salute Renato Balduzzi. La Fondazione finanzierà (con circa 30mila euro) l'apparecchiatura per l'ambulatorio di diagnosi della Ccsvi all'Ospedale Sant'Antonio di Padova.
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2012/20-novembre-2012/veneti-guariti-sclerosi-padova-apre-metodo-zamboni-2112800381403.shtml
di Francesca Visentin
PADOVA — «Mia figlia, ammalata di sclerosi multipla da dieci anni, aveva continue paralisi, camminava a fatica. Dopo l'intervento con il metodo Zamboni è stata subito bene. Adesso fa footing, è tornata a una vita normale». Lo racconta Sergio Dalla Verde, imprenditore vicentino, al vertice per anni di Apindustria Vicenza e presidente della Fondazione SMuovilavita onlus, una delle associazioni più attive per la ricerca sulla sclerosi multipla. Sono tanti gli ammalati di sclerosi multipla veneti che dopo l'intervento hanno cambiato vita. E con una delibera di pochi giorni fa, nel Veneto è partita la sperimentazione sul metodo Zamboni: l’ospedale Sant’Antonio di Padova è diventato «struttura di riferimento regionale per la diagnostica e il trattamento correttivo endovascolare in pazienti con sclerosi multipla». L'équìpe medica del Sant'Antonio, formata per questa sperimentazione e coordinata da Giampiero Avruscio, primario di Angiologia, ha avuto il via libera per il «metodo Zamboni».
Un'angioplastica che libera le vene occluse di testa e torace. Ipotesi innovativa che però non convince tutta la comunità scientifica, soprattutto il fronte dei neurologi. E non ha ancora il via libera del Ministero della Salute per diventare intervento di routine all'interno della sanità pubblica. Il Ministero ha delegato alle Regioni sperimentazioni per acquisire dati e trarre conclusioni. Così fino ad ora i tanti ammalati che volevano farsi operare dovevano rivolgersi a cliniche o professionisti privati. Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, ha dichiarato di essere guarita dalla sclerosi multipla grazie al «metodo Zamboni». Come lei, molti «casi» veneti escono allo scoperto, per testimoniare l'efficacia dell'intervento. Sono testimonianze «a favore della ricerca», come sottolinea Sergio Dalla Verde. L'Ulss 16 di Padova con l'equìpe di Avruscio potrà fare gli interventi di «disostruzione delle vene extracraniche nel trattamento della sclerosi multipla», attraverso un'angioplastica venosa con catetere o palloncino (PTA) di vene occluse o malformate di testa e torace. E’ la possibilità per i pazienti di operarsi gratuitamente, all'interno del servizio sanitario nazionale. Sono settemila gli ammalati di sclerosi multipla nel Veneto, molti in attesa di questo intervento. Attualmente, a parte l'equìpe di Zamboni nell'Ospedale sant'Anna di Ferrara e un'altra sperimentazione all'ospedale di Catania, l'intervento è fatto solo privatamente, sia in Italia che all'estero, a costi altissimi (anche 20mila euro) e senza la garanzia dei rigidi protocolli messi a punto dai medici emiliani e pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali.
Il Veneto, con l'equìpe di Avruscio avrà l'unico ospedale del Nord, il terzo in Italia, che effettuerà la diagnosi e l'intervento, con la sperimentazione «Brave Dreams» (Sogni coraggiosi). Già da un mese, quello dell'ospedale Sant'Antonio di Padova, è anche l'unico ambulatorio nel Veneto, insieme a quello di Valdagno Ulss5 (attivo dal giugno 2011), che attraverso l'ecocolordoppler fa la diagnosi con semplice impegnativa del medico dell'insufficienza venosa cronica cerebrospinale (Ccsvi) per gli ammalati di sclerosi multipla. «Agiremo nell'ambito dello studio Brave Dreams, in collaborazione con il professor Zamboni- precisa Giampiero Avruscio - . Il Ministero ha stabilito che sia necessaria una fase di sperimentazione. In questo caso, con Brave Dreams, possiamo iniziare a effettuare l'intervento su almeno trenta pazienti. Poi, con nuovi studi, potremmo intervenire su altri ammalati. Si tratta di verificare la correlazione tra sclerosi multipla e Ccsvi. Il chirurgo vascolare Paolo Zamboni dell'Università di Ferrara e il neurologo Fabrizio Salvi dell'Ospedale Bellaria di Bologna hanno ipotizzato questa correlazione e iniziato gli interventi. L'ostruzione impedisce il normale deflusso di sangue dal cervello e dal midollo spinale. Ciò provoca l'accumulo di ferro che danneggia il tessuto cerebrale e i neuroni, provocando le caratteristiche placche della sclerosi multipla. Nel caso dell'angioplastica per gli ammalati di sclerosi - spiega Avruscio - la sperimentazione è l'unica strada perché l'intervento sia fatto in sicurezza, secondo un rigido protocollo scientifico e gratuitamente in un ospedale pubblico. Se la sperimentazione darà risultati positivi si potrà passare alla pratica clinica». E intervenire quindi sui grandi numeri. «Sono necessari studi controllati, che diano risposte certe». Intanto, per il riconoscimento della correlazione tra Ccsvi e sclerosi multipla la Fondazione SMuovilavita (www.smuovilavita.it) ha già raccolto 12mila firme, che entro Natale consegnerà al ministro della Salute Renato Balduzzi. La Fondazione finanzierà (con circa 30mila euro) l'apparecchiatura per l'ambulatorio di diagnosi della Ccsvi all'Ospedale Sant'Antonio di Padova.
Commenti
Posta un commento