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Una "cura" controversa per la SM

Articolo del 26 ottobre 2012 preso da http://www.ccsviitalia.org/

di Matteo Scibilia

Sulla versione online del New York Times, il giornalista Paul Tullis ha pubblicato questo articolo - rilanciato dl Sunday Magazine con il titolo 'L'effetto Zamboni -nel quale fa la storia della scoperta della CCSVI, esponendo i diversi punti di vista, con interviste a molti protagonisti di questa - per adesso - avventura.

C'è un passaggio di questo articolo, che desidero sottolineare, perchè esprime il concetto sula quale è basata la stessa esistenza della nostraAssociazione Italiana CCSVI .

Arata ha detto che la procedura di Zamboni è simile a quella che eseguita in altri disturbi venosi. La FDA chiama tali pratiche off-label: una volta che un intervento è stato approvato per una parte del corpo, i medici possono eseguirlo in altre parti anatomiche.
"Tutti i trattamenti che ho eseguito in tutta la mia carriera si sono più o meno ispirati a questo principio ", ha detto Arata. "La nostra non è una specialità che ha questo gran numero di casi che si basano su studi controllati e randomizzati, e tutto è 'evidence-based' . E neanche l'avere un paio di eventi catastrofici me lo impedirebbe"
Ha poi aggiunto:" L' ablazione dei tumori con la Radio-Frequenza ha avuto piccoli studi, senza randomizzazione, ed è stata spinta dai pazienti. Ci sono state anche un paio di morti premature in: è ora è una procedura standard. All'inizio i critici erano i chirurghi oncologici, e indovinate un po? Ora sono loro a farla.

Nello stesso articolo c'è però un commento del prof. Zamboni, a tal proposito: "Questa grande attenzione nei social network ha generato un mercato nero con la speculazione, con procedure non eseguite correttamente. E' immorale offrire un trattamento quando è in fase sperimentale. "

Arata adesso è convinto che quello che viene fatto con l'angioplastica è curare la disautonomia.

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