Passa ai contenuti principali

Si inasprisce lo scontro sul «metodo Zamboni»

Articolo preso da http://www.corriere.it/.

di Elena Meli

Uno studio sconfessa l’ipotesi del chirurgo, ma lui contesta i criteri adottati per la valutazione e avvia un’altra ricerca
MILANO - Uno contro l'altro armati. O quasi. Questa è la sensazione che si ha scorrendo gli studi sul l'insufficienza venosa cerebrospinale cronica (o CCSVI) e il suo eventuale ruolo nella sclerosi multipla. Sono passati quasi dieci anni da quando Paolo Zamboni, chirurgo vascolare dell'Università di Ferrara, ha osservato che i malati di sclerosi multipla avrebbero più spesso dei sani restringimenti od occlusioni delle vene che drenano il sangue dal cervello (azygos e giugulari) e che ciò contribuirebbe alla patologia. Da allora si sono creati due schieramenti, pro e contro, che si battono a suon di lavori scientifici contrastanti: da un lato chi dimostra che la CCSVI è più frequente nei malati e sperimenta la tecnica di liberazione delle vene, dall'altro chi non trova anomalie nei pazienti e ritiene che la CCSVI abbia effetti pericolosi perché potrebbe distogliere i malati da terapie di provata efficacia.



LO STUDIO - Chi ha ragione? A Lione è stato presentato il più ampio studio condotto per capire se esista o meno una correlazione fra CCSVI e sclerosi multipla, lo studio CoSMo: ultimato in poco meno di due anni per la necessità di dirimere la spinosa questione e dare risposte chiare ai malati, è tutto italiano e soprattutto ha coinvolto quasi 1.800 persone di cui circa 1.200 pazienti con sclerosi multipla, più di 350 controlli sani e più di 200 pazienti con altre malattie neurologiche, sottoposti a ecodoppler in 35 centri in tutta Italia. Uno sforzo considerevole, tutto finanziato dall'Associazione Italiana Sclerosi Multipla, che ha prodotto dati netti: il tasso di presenza della CCSVI è molto basso nei pazienti con sclerosi multipla e altre malattie neurologiche (poco più del 3% in entrambi i casi) e assai simile nelle persone sane (poco più del 2%). «La CCSVI è un fenomeno residuale, una variante della normalità: il fatto di trovarla nei sani ci spinge a studiarla, certo, ma non in relazione alla sclerosi multipla - commenta Giancarlo Comi, coordinatore dello studio CoSMo -. Il rigore metodologico dello studio toglie ogni dubbio: i sonografi che hanno effettuato i test sono stati formati appositamente e non sapevano se il paziente che avevano di fronte fosse malato o meno. Una volta emesso il loro referto, l'esame è stato letto in cieco, senza sapere cioè a chi si riferisse il test, da una commissione centrale di tre medici: uno dei massimi esperti europei di sclerosi multipla, il presidente della Società italiana di Neurosonologia ed emodinamica cerebrale e il presidente della Società italiana interdisciplinare vascolare. Valeva il responso della maggioranza, inoltre tutti gli esami sono ancora a disposizione della comunità scientifica, per chiunque li voglia rivalutare».

LA REPLICA - Nulla da eccepire? Non proprio, come osserva Paolo Zamboni (che avrebbe dovuto far parte dei tre esperti centrali ma si è "sfilato" dallo studio CoSMo perché non ne condivideva il metodo): «Credo che i dati siano più deboli di quanto possa sembrare, innanzitutto perché il modo migliore per avvalorare l'efficacia dell'ecodoppler sarebbe stato non far interpretare il test da esperti, ma piuttosto metterlo a confronto con i risultati di un altro esame oggettivo, considerato gold standard per lo studio delle vene, ovvero la flebografia con catetere. In questo modo si è solo evidenziato che l'ecodoppler è scarsamente riproducibile». «Inoltre - osserva Zamboni - la maggioranza dei referti che secondo il sonologo esecutore dell'esame erano positivi alla CCSVI è stata "bocciata" come falso positivo dai lettori centrali: significa quantomeno che qualcosa non ha funzionato nella formazione di chi faceva i test». Convinto della sua tesi, Zamboni porta avanti lo studio Brave Dreams: «Valutiamo i pazienti in doppio cieco con ecodoppler e flebografia, per avere un dato solido di presenza o meno della CCSVI. Quindi dividiamo a caso i pazienti tra chi verrà sottoposto al trattamento di liberazione e chi no: i centri partecipanti sono 12 e puntiamo a reclutare circa 700 casi; per il momento ne abbiamo arruolati una trentina». Un'iniziativa discutibile per la sicurezza dei pazienti, secondo i neurologi. Ma lo "scontro" prosegue.

CONFLITTI D'INTERESSE
Maria Pia Amato dichiara di aver ricevuto contributi di ricerca e di aver preso parte ad advisory boards per Bayer Pharma, Biogen Idec, Merk Serono, Sanofi Aventis, Teva e Novartis; Giancarlo Comi dichiara di aver ricevuto onorari come relatore a congressi e aver partecipato ad advisory board per Novartis, Teva Pharm.Ind. Ltd, Sanofi-Aventis, Merck Serono, Bayer Schering, Biogen-Dompé, Actelion; Carlo Pozzilli dichiara di aver ricevuto onorari come relatore a congressi e come consulente da Sanofi-Aventis, Biogen Idec, Bayer Schering, Merck Serono, Genzyme e Novartis, e di avere ricevuto finanziamenti per ricerca da Merck Serono, Biogen Idec, Bayer Schering e Novartis; Paolo Zamboni dichiara di non avere conflitti di interesse economici personali per CCSVI e sclerosi multipla, dirige Master e Corsi di Perfezionamento per la diagnosi ed il trattamento della CCSVI presso l'Università degli Studi di Ferrara.

Commenti

Post popolari in questo blog

Rebif: reazioni avverse

I pazienti devono essere informati sulle più frequenti reazioni avverse associate alla somministrazione di interferone beta, inclusi i sintomi della sindrome si mil-influenzale (vedere paragrafo 4.8). Questi sintomi sono più evidenti all’inizio della terapia e diminuiscono in frequenza e gravità con il proseguire del trattamento. Rebif deve essere somministrato con cautela ai pazienti con disturbi depressivi pregressi o in corso ed in particolare a quelli con precedenti ideazioni suicide (vedere paragrafo 4.3). È noto che depressione e ideazioni suicide sono presenti con maggior frequenza nella popolazione dei malati di sclerosi multipla ed in associazione con l’uso dell’interferone. I pazienti in trattamento con Rebif devono essere avvisati di riferire immediatamente al loro medico l’eventuale comparsa di sintomi depressivi o ideazioni suicide. I pazienti affetti da depressione devono essere tenuti sotto stretto controllo medico durante la terapia con Rebif e trattati in modo approp...

Sclerosi multipla: registro dei farmaci neurologici sottoposti a monitoraggio

Linee Guida 2012 Tysabri clicca qui per scaricare (PDF) Modifiche Gilenya 4 giugno 2012 su Gilenya clicca qui per scaricare (PDF) Nuovi controlli sulla scheda di Eleggibilità/Diagnosi (30 aprile 2012) su Gilenya clicca qui per scaricare (DOC) nota informativa importante del 30 aprile 2012 su Gilenya comunicato stampa Ema Gilenya 30 aprile (PDF) comunicato stampa 23 aprile 2012 comunicato stampa Ema Gilenya (PDF) Avviso modifica scheda Diagnosi Gilenya (fingolimod) del 16/03/2012 Scarica messaggio circolare Nota Informativa Importante su Gilenya (fingolimod) del 30/01/2012 Scarica la nota Comunicato Stampa EMA su Gilenya (fingolimod) del 20/01/2012 - Faq Comunicato Stampa EMA su Gilenya (fingolimod) Comunicato Stampa EMA su Gilenya (fingolimod) del 20/01/2012 - Sicurezza Comunicato Stampa EMA su Gilenya (fingolimod) Comunicazione AIFA del 16/01/2012 sulle schede Gilenya Comunicato schede Gilenya 2 Comunicazione AIFA del 07/12/2011 sulle schede Gilenya Comunicato s...

Le complicanze da puntura lombare (rachicentesi)

La rachicentesi è la metodica necessaria per poter eseguire esami diagnostici sul liquor cerebrospinale, cioè il liquido che normalmente circola nel midollo spinale e nel cervello. Tecnicamente consiste nell’introdurre un ago di adeguate dimensioni, circa 10 cm. di lunghezza, nello spazio vertebrale compreso tra le strutture posteriori di una vertebra (le lamine vertebrali) e quelle anteriori, ovvero la superficie posteriore dei corpi vertebrali. Tale è lo spazio peridurale in cui è contenuto il cosiddetto sacco durale che è una propaggine dell’involucro durale che avvolge il midollo spinale. Il sacco durale si prolunga fino alle prime vertebre sacrali, mentre il midollo spinale “si ferma” a livello dell’ultima vertebra dorsale, la 12°. Per tale motivo la puntura del sacco durale per “estrarre” il liquor in esso circolante viene praticata,in genere, tra la 3° e la 4° vertebra lombare. Per motivi che esulano da questa comunicazione, la puntura per il prelievo di liquor può essere f...