Pubblicati i risultati di una ricerca eseguita in Francia sulla diagnosi di sclerosi multipla benigna
Articolo del 23 ottobre 2012 preso da http://www.fondazioneserono.org/22?news_sclerosi_multipla=3359
I risultati di una ricerca eseguita in Francia su un'ampia popolazione, studiata per un lungo periodo di tempo, hanno evidenziato l'inadeguatezza dei criteri disponibili per la diagnosi di sclerosi multipla benigna.
I criteri per diagnosticare la sclerosi multipla benigna hanno attirato, in anni recenti, l'interesse sia degli esperti, che dei malati. Per i primi la definizione di questa condizione può significare non somministrare trattamenti, per i secondi vuol dire guardare al proprio futuro con prospettive meno drammatiche di quelle correlate a una forma più aggressiva di sclerosi multipla. Ma i criteri diagnostici proposti sono oggetto di acceso dibattito. Leray e colleghi hanno valutato l'applicazione di due diversi criteri di diagnosi della sclerosi multipla benigna. Il primo, denominato CDBMS1 (Clinically Definite Benign Multiple Sclerosis 1: sclerosi multipla benigna definita clinicamente 1), stabilisce che si possa confermare questa diagnosi in presenza di un punteggio di DSS inferiore o uguale a 2 dopo 10 anni dalla prima diagnosi. Il secondo, denominato CDBMS2 (Clinically Definite Benign Multiple Sclerosis 2: sclerosi multipla benigna definita clinicamente 2), stabilisce che si possa formulare la diagnosi se il punteggio di DSS è inferiore o uguale a 3 dopo 10 anni dalla prima diagnosi. Il DSS (Disability Status Scale: scala dello stato di disabilità) è un sistema di punteggio con il quale si quantifica la disabilità dei malati di sclerosi multipla sulla base delle loro funzioni fisiche.
Nella popolazione studiata, dopo i primi 10 anni di osservazione, la diagnosi di sclerosi multipla benigna riguardava, rispettivamente, il 57.7% e il 73.9% dei soggetti, a seconda che si usassero il criterio CDBMS1 o CDBMS2. Dopo altri dieci anni, la percentuale di forme ancora benigne, in ciascuno dei gruppi precedentemente definiti, era del 41.7% e del 53.8%, sempre facendo riferimento ai due diversi criteri di diagnosi. Dopo ulteriori 10 anni (30 in totale) le quote di soggetti nei quali la sclerosi multipla era ancora definibile come benigna erano del 41.1% per il criterio CDBMS1 e del 59.5% per il criterio CDBMS2.
Gli autori hanno concluso che, sulla base dei dati raccolti nella loro casistica seguita per trenta anni in totale, rilevare bassi valori di DSS dopo 10 anni dalla prima diagnosi, come proposto dai criteri diagnostici vigenti, non è in grado di garantire un andamento benigno per tutti i soggetti nei quali viene formulata la diagnosi di sclerosi multipla benigna. Infatti, essi hanno sottolineato che ogni dieci anni la percentuale di forme benigne si dimezza. Secondo Leray e colleghi la sclerosi multipla benigna clinicamente definita, per come viene identificata adesso, è un "guazzabuglio" concettuale che non offre garanzie e hanno suggerito l'utilizzo di variabili genetiche, laboratoristiche o radiologiche per formulare diagnosi più attendibili.
Abstract
Background: Benign multiple sclerosis (BMS) is a controversial concept which is still debated. However identification of this kind of patients is crucial to prevent them from unnecessary exposure to aggressive and/or long term medical treatments.
Objectives: To assess two definitions of ‘clinically definite benign multiple sclerosis’ (CDBMS) using long-term follow-up data, and to look for prognostic factors of CDBMS.
Methods: In 874 patients with definite relapsing–remitting MS, followed up for at least 10 years, disability was assessed using the Disability Status Scale (DSS). CDBMS was defined by either DSS score≤2 (CDBMS1 group) or DSS score≤ 3 (CDBMS2 group) at 10 years. We estimated the proportion of patients who were still benign at 20 and 30 years after clinical onset.
Results: CDBMS frequency estimates were 57.7% and 73.9% when using CDBMS1 and CDBMS2 definitions, respectively. In the CDBMS1 group, only 41.7% (105/252) of cases were still benign 10 years later, and 41.1% (23/56) after an additional decade, while there were 53.8% (162/301) and 59.5% (44/74) respectively in the CDBMS2 group.
Conclusions: This 30-year observational study, which is one of the largest published series, indicates that favourable 10-year disability scores of DSS 2 or 3 fail to ensure a long-term benign course of multiple sclerosis. After every decade almost half of the CDBMS were no longer benign. CDBMS, as currently defined, is an unwarranted conceptual hodgepodge. Other criteria using new biomarkers (genetic, biologic or MRI) should be found to detect benign cases of MS.
I risultati di una ricerca eseguita in Francia su un'ampia popolazione, studiata per un lungo periodo di tempo, hanno evidenziato l'inadeguatezza dei criteri disponibili per la diagnosi di sclerosi multipla benigna.
I criteri per diagnosticare la sclerosi multipla benigna hanno attirato, in anni recenti, l'interesse sia degli esperti, che dei malati. Per i primi la definizione di questa condizione può significare non somministrare trattamenti, per i secondi vuol dire guardare al proprio futuro con prospettive meno drammatiche di quelle correlate a una forma più aggressiva di sclerosi multipla. Ma i criteri diagnostici proposti sono oggetto di acceso dibattito. Leray e colleghi hanno valutato l'applicazione di due diversi criteri di diagnosi della sclerosi multipla benigna. Il primo, denominato CDBMS1 (Clinically Definite Benign Multiple Sclerosis 1: sclerosi multipla benigna definita clinicamente 1), stabilisce che si possa confermare questa diagnosi in presenza di un punteggio di DSS inferiore o uguale a 2 dopo 10 anni dalla prima diagnosi. Il secondo, denominato CDBMS2 (Clinically Definite Benign Multiple Sclerosis 2: sclerosi multipla benigna definita clinicamente 2), stabilisce che si possa formulare la diagnosi se il punteggio di DSS è inferiore o uguale a 3 dopo 10 anni dalla prima diagnosi. Il DSS (Disability Status Scale: scala dello stato di disabilità) è un sistema di punteggio con il quale si quantifica la disabilità dei malati di sclerosi multipla sulla base delle loro funzioni fisiche.
Nella popolazione studiata, dopo i primi 10 anni di osservazione, la diagnosi di sclerosi multipla benigna riguardava, rispettivamente, il 57.7% e il 73.9% dei soggetti, a seconda che si usassero il criterio CDBMS1 o CDBMS2. Dopo altri dieci anni, la percentuale di forme ancora benigne, in ciascuno dei gruppi precedentemente definiti, era del 41.7% e del 53.8%, sempre facendo riferimento ai due diversi criteri di diagnosi. Dopo ulteriori 10 anni (30 in totale) le quote di soggetti nei quali la sclerosi multipla era ancora definibile come benigna erano del 41.1% per il criterio CDBMS1 e del 59.5% per il criterio CDBMS2.
Gli autori hanno concluso che, sulla base dei dati raccolti nella loro casistica seguita per trenta anni in totale, rilevare bassi valori di DSS dopo 10 anni dalla prima diagnosi, come proposto dai criteri diagnostici vigenti, non è in grado di garantire un andamento benigno per tutti i soggetti nei quali viene formulata la diagnosi di sclerosi multipla benigna. Infatti, essi hanno sottolineato che ogni dieci anni la percentuale di forme benigne si dimezza. Secondo Leray e colleghi la sclerosi multipla benigna clinicamente definita, per come viene identificata adesso, è un "guazzabuglio" concettuale che non offre garanzie e hanno suggerito l'utilizzo di variabili genetiche, laboratoristiche o radiologiche per formulare diagnosi più attendibili.
Abstract
Background: Benign multiple sclerosis (BMS) is a controversial concept which is still debated. However identification of this kind of patients is crucial to prevent them from unnecessary exposure to aggressive and/or long term medical treatments.
Objectives: To assess two definitions of ‘clinically definite benign multiple sclerosis’ (CDBMS) using long-term follow-up data, and to look for prognostic factors of CDBMS.
Methods: In 874 patients with definite relapsing–remitting MS, followed up for at least 10 years, disability was assessed using the Disability Status Scale (DSS). CDBMS was defined by either DSS score≤2 (CDBMS1 group) or DSS score≤ 3 (CDBMS2 group) at 10 years. We estimated the proportion of patients who were still benign at 20 and 30 years after clinical onset.
Results: CDBMS frequency estimates were 57.7% and 73.9% when using CDBMS1 and CDBMS2 definitions, respectively. In the CDBMS1 group, only 41.7% (105/252) of cases were still benign 10 years later, and 41.1% (23/56) after an additional decade, while there were 53.8% (162/301) and 59.5% (44/74) respectively in the CDBMS2 group.
Conclusions: This 30-year observational study, which is one of the largest published series, indicates that favourable 10-year disability scores of DSS 2 or 3 fail to ensure a long-term benign course of multiple sclerosis. After every decade almost half of the CDBMS were no longer benign. CDBMS, as currently defined, is an unwarranted conceptual hodgepodge. Other criteria using new biomarkers (genetic, biologic or MRI) should be found to detect benign cases of MS.
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