Articolo preso da http://www.estense.com/. Ve lo propongo per intero:
"Lusenti non vuole mettere Zamboni nelle condizioni migliori di studio".
Replica del consigliere regionale alla risposta 'evasiva' dell'assessore.
In merito all’interrogazione del consigliere regionale Mauro Malaguti (Pdl) sulla istituzione di centri per la diagnosi della Ccsvi (insufficienza venosa cronica cerebrovascolare), l’assessore regionale alla Sanità, Carlo Lusenti, ha fornito una risposta che non ha soddisfatto lo stesso Malaguti. Una risposta bollata come “evasiva e insoddisfacente”, soprattutto laddove Lusenti dichiara “La Ccsvi secondo il Consiglio Superiore della Sanità non è un’entità nosologica”.
“E’ innegabile – replica Malaguti – che Zamboni, e quindi Ferrara, e quindi l’Emilia Romagna siano al centro dell’attenzione scientifica mondiale! Mentre la Regione Emilia Romagna permette la diagnosi e l’angioplastica venosa nelle sue strutture private, che quindi restano tranquillamente al di fuori e al di sopra delle indicazioni date dalle citate fonti Ministeriali, l’Assessore non è disponibile a dare strumenti e spazi necessari perché il professor Paolo Zamboni possa continuare e portare a termine gli studi che altri invece stanno portando avanti”.
Sul riferimento al Css Malaguti è scettico: “Non si è tenuto affatto conto che la massima società scientifica flebologica internazionale, la Uip (Union internationale de Phlebologie) già nel 2009 ha inserito la Ccsvi tra le malformazioni venose congenite che si sviluppano fra il 3° ed il 5° mese di vita intrauterina. La nota del Consiglio Superiore della Sanità tra l’altro è antecedente a numerosissimi studi internazionali confermativi della Ccsvi, di cui l’Assessore e suoi funzionari dovevano tener conto”.
Anche il giudizio di Lusenti sulla Regione Veneto secondo Malaguti sarebbe parziale “in quanto non tiene conto, come anticipato nella mia interrogazione, che la Regione Veneto ha integrato quella delibera dell’11 febbraio 2011, cui fa riferimento l’assessore Lusenti, con quella dell’ottobre 2011, in cui dice: “Con il presente provvedimento si propone di individuare quale ulteriore struttura di riferimento regionale per la diagnostica e il trattamento “correttivo endovascolare” della Ccsvi in pazienti con sclerosi multipla, oltre a quelle sopra menzionate, l’Azienda Ulss 16 di Padova dando mandato al Direttore Generale della stessa di attivarsi per rendere operativo tale trattamento fornendo tutte le risorse necessarie.” L’Azienda Ulss 16 non partecipa affatto allo studio osservazionale per la Ccsvi cui fa riferimento Lusenti. Può fare qualsiasi studio di diagnosi e terapia. Nella delibera regionale addirittura, se il medico lo ritiene necessario, si è svincolati anche da uno studio. Infatti la Regione Veneto scrive di diagnosi e di terapia della Ccsvi nella Sm, fornendo anche il codice Ssn di riferimento”.
“A sua volta -prosegue Malaguti – l’Azienda Ulss 16 ha incaricato un gruppo di lavoro come coordinatore, di partecipare allo studio multicentrico Brave Dreams, protocollo e già approvato dal Comitato Etico Provinciale di Padova ed è già stata approvata dallo stesso Comitato anche la Convenzione economica tra l’Azienda Ospedaliera di Ferrara e l’Azienda Ulss 16. Questo studio è multicentrico, randomizzato, basato non solo sulla diagnosi, ma per la valutazione dell’efficacia e sicurezza dell’angioplastica delle vene extracraniche nella Ccsvi nei pazienti con sclerosi multipla. E anche un altro studio “padovano”, sempre di diagnosi e terapia è in corso di preparazione”.
“In sintesi – conclude Malaguti – l’Assessore Lusenti, di fronte ad una possibile rivoluzione nel campo scientifico che parte dalla sua Regione, invece di investire risorse per mettere Zamboni nelle condizioni migliori di studio, dice in sostanza: aspettiamo che altri dicano che la cosa funzioni e poi ci muoveremo! Così facendo, la Regione Emilia Romagna si mette in fila dietro altre Regioni e dietro altri Paesi che hanno il coraggio e la volontà di investire sui suoi ricercatori. E i pazienti Emiliani magari verranno in Veneto o andranno in Calabria”.
Il giorno 4 luglio, infatti, il professor Avruscio accompagnerà ad un incontro con Zamboni il consigliere della Regione Calabria che ha proposto la Legge approvata all’unanimità dalla Commissione Sanità e due consiglieri del Comune di Cosenza per illustrargli il programma di individuare nell’Azienda Ospedaliera di Cosenza un ospedale di riferimento per la diagnosi Ccsvi e relativa terapia con angioplastica.
"Lusenti non vuole mettere Zamboni nelle condizioni migliori di studio".
Replica del consigliere regionale alla risposta 'evasiva' dell'assessore.
In merito all’interrogazione del consigliere regionale Mauro Malaguti (Pdl) sulla istituzione di centri per la diagnosi della Ccsvi (insufficienza venosa cronica cerebrovascolare), l’assessore regionale alla Sanità, Carlo Lusenti, ha fornito una risposta che non ha soddisfatto lo stesso Malaguti. Una risposta bollata come “evasiva e insoddisfacente”, soprattutto laddove Lusenti dichiara “La Ccsvi secondo il Consiglio Superiore della Sanità non è un’entità nosologica”.
“E’ innegabile – replica Malaguti – che Zamboni, e quindi Ferrara, e quindi l’Emilia Romagna siano al centro dell’attenzione scientifica mondiale! Mentre la Regione Emilia Romagna permette la diagnosi e l’angioplastica venosa nelle sue strutture private, che quindi restano tranquillamente al di fuori e al di sopra delle indicazioni date dalle citate fonti Ministeriali, l’Assessore non è disponibile a dare strumenti e spazi necessari perché il professor Paolo Zamboni possa continuare e portare a termine gli studi che altri invece stanno portando avanti”.
Sul riferimento al Css Malaguti è scettico: “Non si è tenuto affatto conto che la massima società scientifica flebologica internazionale, la Uip (Union internationale de Phlebologie) già nel 2009 ha inserito la Ccsvi tra le malformazioni venose congenite che si sviluppano fra il 3° ed il 5° mese di vita intrauterina. La nota del Consiglio Superiore della Sanità tra l’altro è antecedente a numerosissimi studi internazionali confermativi della Ccsvi, di cui l’Assessore e suoi funzionari dovevano tener conto”.
Anche il giudizio di Lusenti sulla Regione Veneto secondo Malaguti sarebbe parziale “in quanto non tiene conto, come anticipato nella mia interrogazione, che la Regione Veneto ha integrato quella delibera dell’11 febbraio 2011, cui fa riferimento l’assessore Lusenti, con quella dell’ottobre 2011, in cui dice: “Con il presente provvedimento si propone di individuare quale ulteriore struttura di riferimento regionale per la diagnostica e il trattamento “correttivo endovascolare” della Ccsvi in pazienti con sclerosi multipla, oltre a quelle sopra menzionate, l’Azienda Ulss 16 di Padova dando mandato al Direttore Generale della stessa di attivarsi per rendere operativo tale trattamento fornendo tutte le risorse necessarie.” L’Azienda Ulss 16 non partecipa affatto allo studio osservazionale per la Ccsvi cui fa riferimento Lusenti. Può fare qualsiasi studio di diagnosi e terapia. Nella delibera regionale addirittura, se il medico lo ritiene necessario, si è svincolati anche da uno studio. Infatti la Regione Veneto scrive di diagnosi e di terapia della Ccsvi nella Sm, fornendo anche il codice Ssn di riferimento”.
“A sua volta -prosegue Malaguti – l’Azienda Ulss 16 ha incaricato un gruppo di lavoro come coordinatore, di partecipare allo studio multicentrico Brave Dreams, protocollo e già approvato dal Comitato Etico Provinciale di Padova ed è già stata approvata dallo stesso Comitato anche la Convenzione economica tra l’Azienda Ospedaliera di Ferrara e l’Azienda Ulss 16. Questo studio è multicentrico, randomizzato, basato non solo sulla diagnosi, ma per la valutazione dell’efficacia e sicurezza dell’angioplastica delle vene extracraniche nella Ccsvi nei pazienti con sclerosi multipla. E anche un altro studio “padovano”, sempre di diagnosi e terapia è in corso di preparazione”.
“In sintesi – conclude Malaguti – l’Assessore Lusenti, di fronte ad una possibile rivoluzione nel campo scientifico che parte dalla sua Regione, invece di investire risorse per mettere Zamboni nelle condizioni migliori di studio, dice in sostanza: aspettiamo che altri dicano che la cosa funzioni e poi ci muoveremo! Così facendo, la Regione Emilia Romagna si mette in fila dietro altre Regioni e dietro altri Paesi che hanno il coraggio e la volontà di investire sui suoi ricercatori. E i pazienti Emiliani magari verranno in Veneto o andranno in Calabria”.
Il giorno 4 luglio, infatti, il professor Avruscio accompagnerà ad un incontro con Zamboni il consigliere della Regione Calabria che ha proposto la Legge approvata all’unanimità dalla Commissione Sanità e due consiglieri del Comune di Cosenza per illustrargli il programma di individuare nell’Azienda Ospedaliera di Cosenza un ospedale di riferimento per la diagnosi Ccsvi e relativa terapia con angioplastica.
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