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Metodo Zamboni: un nuovo prototipo di stent progettato per gli impianti venosi

Articolo del 14 giugno 2014 preso da mediterranews.org

Secondo alcuni ricercatori italiani dell’Hesperia Hospital di Modena, l’ostruzione venosa a livello ileocavale in entrambe le forme, primarie e secondarie, è una causa importante di insufficienza venosa cronica. Un nuovo approccio terapeutico per questa patologia è emerso con l’introduzione di procedure di stenting che si sono rivelate efficaci, portando a buoni risultati a lungo termine. Tuttavia, attualmente la maggioranza degli stent impiantati sono stati progettati per gli impianti arteriosi e questo può rappresentare un limite in particolari distretti. Lo scopo di questo veloce studio preliminare era di verificare la realizzabilità e la sicurezza di un nuovo stent appositamente progettato per gli impianti venosi nei vasi. E’ stata valutata la sicurezza e la capacità di due stent in nichel-titanio intrecciati ad auto-espansione (Jotec GmbH, Hechingen, Germania) appositamente progettati per protesi endovascolari nelle vene. I due stent, pur essendo basati sullo stesso concetto, hanno un design diverso: lo stent A presenta una forma affusolata prossimale appositamente progettata per ridurre la migrazione, mentre lo stent B non lo fa. Entrambi sono ingrossati alle loro estremità distali e presentano una forza radiale variabile, la lunghezza dello stesso stent, diventando detta forza molto alta nel tratto intermedio. Gli stent sono stati impiantati nella vena giugulare interna di una pecora, mostrando la realizzabilità ottimale. La venografia di completamento ha mostrato la migrazione dello stent B nell’atrio destro. Lo stent A ha mantenuto la sua posizione, confermata mediante ecografia intravascolare. Non è stato rilevato alcun effetto barriera ed è stata ottenuta un’adeguata aderenza ed adattabilità alle pareti venose. In conclusione, secondo gli autori, il design dello stent A corrisponde alle caratteristiche richieste dagli impianti venosi. La stabilità è stata raggiunta anche in presenza di condizioni anatomiche difficili, come nelle vene giugulari. L’implementazione è semplice e precisa in una determinata zona di atterraggio. La forza di resistenza radiale è molto elevata, come richiesto per specfici distretti venosi, ma è anche associata con una buona flessibilità. A seguito di questo veloce rapporto preliminare, sono necessari ulteriori studi.


Abstract

Venous obstruction at iliocaval level in both forms, primary and secondary, is a significant cause of severe chronic venous insufficiency. A new therapeutic approach to this pathology emerged with the introduction of stenting procedures that proved effective, leading to good long-term results. However, at present, the majority of implanted stents have been designed for arterial implant and this can pose a limit in particular districts. The purpose of this preliminary acute study was to verify the deliverability and safety of a new stent specially designed for venous-vessel implant. We assess the safety and deliverability of two braided, self-expanding, nickel–titanium stents (Jotec GmbH, Hechingen, Germany) specially designed for endovascular implant in veins. The two stents, despite being based on the same concept, have a different design: stent A presents a proximal tapering shape specially designed to reduce migration, while stent B does not. Both of them are enlarged at their distal extremity and present variable radial force the length of the stent itself, the said force becoming very high in the intermediate segment. Stents were implanted in the internal jugular vein of a sheep, showing optimal deliverability. The completion venography showed the migration of stent B into the right atrium. Stent A maintained its location, confirmed by intravascular ultrasound examination. No scaffolding effect was detected and an adequate adherence and adaptability to the vein wall was obtained. In conclusions, the stent A design matches the characteristics required by vein implants. Stability is achieved even where difficult anatomical conditions apply, such as in the jugular vein. Deployment is easy and precise in a given landing zone. Radial resistive force is very high, as required in specific vein districts, but is also associated with good flexibility. Following this preliminary acute report, further studies are required.

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