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Metodo Zamboni, guerra tra luminari

Articolo del 26 aprile 2013


di Alessandro Mantovani


Il ministero dà a Salvi ed esclude il presidente della Società di neurologia dalla commissione per l'abitazione a prof



BOLOGNA - «Salvi non è un neurologo, è un pervertito a quest’idea e non è un neurologo», disse il professore. E proseguì tra il milanese e l’inglese: «È un brav fiol, that’s all (un bravo figlio, tutto qui), scientificamente inesistente». Non era al bar, il professor Giancarlo Comi. Era davanti alla telecamera di Bernardo Iovene di Report che lo intervistava sul metodo Zamboni per la cura della sclerosi multipla, notoriamente osteggiato da Comi e da gran parte dei neurologi.





Il dottor Fabrizio Salvi del Bellaria di Bologna è senz’altro un neurologo ed è fra quelli che sperimentano quella cura. Di qui il giudizio non raffinatissimo dell’autorevole collega, professore al San Raffaele di Milano e presidente della Società italiana di neurologia. Un tempo lavoravano insieme, hanno all’attivo anche diverse pubblicazioni comuni. Poi Zamboni li ha divisi, a quanto pare per sempre.



Per quell’attacco sugli schermi di Raitre il dottor Salvi ha ottenuto, il 19 aprile, l’esclusione del professor Comi dalla commissione ministeriale per l’abilitazione alle funzioni di professore universitario di prima e seconda fascia. È candidato, il 57enne neurologo del Bellaria. E certo avrebbe poche chance se a valutarlo fosse Comi, un luminare influente che in tv lo definì «scientificamente inesistente». Cioè ha «anticipato il giudizio», come si legge nell’istanza di ricusazione presentata per Salvi dall’avvocato Enrico Vallania, accolta dal direttore generale del Ministero dell’Istruzione Daniele Livon, «con particolare riferimento alle affermazioni pronunciate dal prof. Comi durante il servizio trasmesso nel corso della puntata di Report andata in onda il 4 dicembre 2011».

Salvi presentò anche querela per diffamazione, con l’assistenza dell’avvocato Francesco Paolo Colliva, ma la Procura di Bologna per il momento non ha dato segni di vita. La ricusazione del professor Comi è indubbiamente un successo dei sostenitori del metodo Zamboni, nato dall’asserita correlazione tra la sclerosi multipla, che affligge circa 65 mila persone in Italia, e una forma di stenosi venosa. Il professor Paolo Zamboni di Ferrara, chirurgo vascolare, propone un intervento di disostruzione delle vene intracraniche che rimedierebbe anche a una malattia neurologica tradizionalmente curata, per quanto possibile, dai neurologi.

Lo scontro prosegue da anni, tra pazienti entusiasti del metodo Zamboni, come Nicoletta Mantovani che dichiara di essere guarita, e un batti e ribatti di studi scientifici che propongono conclusioni opposte sui suoi fondamenti scientifici. Si attendono risposte definitive dagli esiti del progetto Brave Dreams avviato nel 2012 con il finanziamento della Regione Emilia-Romagna. Ne va, come è ovvio, anche degli ingenti investimenti necessari per proseguire una sperimentazione che è già in fase avanzata, in particolare a Bologna e in regione.



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