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Zamboni, nuove conferme

Notizia del 6 luglio 2012:

Bologna - Un messaggio di «verità e di equilibro» sullo stato degli studi intorno alla correlazione tra sclerosi multipla e Ccsvi, l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale, patologia scoperta da Paolo Zamboni, che da svariati anni crea dibattito all’interno della comunità scientifica.
Mentre è a un passo dal partire “Brave dreams”, studio multicentrico finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, guidato dallo stesso Zamboni, la Onlus “Ccsvi nella sclerosi multipla” ha organizzato al Cnr di Bologna un incontro per fare il punto sugli ultimi risultati.«Studi realizzati in tutto il mondo - ha detto la presidente della Onlus, Gisella Pandolfo - non collegati tra di loro, evidenziano una stretta correlazione tra Ccsvi e Sclerosi multipla».
Accanto alla presidente (assente la sua omologa onoraria, Nicoletta Mantovani), tre medici, Giampiero Avruscio, direttore medicina specialistica all’ospedale S.Antonio di Padova; Pietro Maria Bavera, responsabile servizio angiologia e chirurgia vascolare della Fondazione Don Gnocchi di Milano; Pierfrancesco Veroux, direttore di chirurgia vascolare al Policlinico Vittorio Emanuele di Catania. I tre hanno raccontato la loro esperienza di diagnosi e cura della Ccsvi, e delle correlazioni riscontrate con la Sclerosi multipla.
Si è discusso, in particolare, degli ultimi dati: quelli della “meta-analisi” elaborata dalla società internazionale malattie neurovascolari - massima autorità internazionale in questa materia - che mediante la flebografia con catetere, ovvero il “golden standard” per la diagnosi delle patologie vascolari, ha dimostrato la presenza di Ccsvi nei malati di Sclerosi e ha confermato la validità dei criteri di diagnosi standardizzati da Zamboni; e uno studio in via di pubblicazione di Bevera, che ha preso in esame nell’arco di un anno 823 pazienti di sclerosi e 60 sane.
Riscontrando Ccsvi nel 90% dei malati e una significativa riduzione di alcuni sintomi come cefalee, stanchezze, problemi motori e di equilibrio «non ci può essere una casualità», ha detto Bevera. Infine, un’ulteriore conferma è arrivata anche dall’anatomia patologica: uno studio realizzato a Cleveland ha mostrato che membrane interne e difetti valvolari sono presenti nel 90% delle persone decedute, già malate di sclerosi.

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