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Metodo Stamina, parla Mario Andolina

Articolo del 26 ottobre 2013 preso da www.ilquotidianoitaliano.it








In occasione del convegno: “Cura compassionevole con cellule staminali – metodologia Stamina – aggiornamenti sulla ricerca clinica e sulla giurisprudenza in tema”, abbiamo intervistato Marino Andolina, 67enne neurologo-immunologo, deus ex machina della metodologia.



Giovedì scorso, a Roma, Stamina Foundation Onlus ha presentato i risultati ottenuti dai pazienti in cura con la metodologia presso gli Spedali Civili di Brescia. Siete stati criticati negli scorsi mesi proprio per non avere presentato adeguate documentazioni…

Non ho le prove ma parrebbe che gli Spedali Civili di Brescia stiano dichiarando di non avere avuto alcun risultato sui 34 pazienti già in cura. Non si terrebbero in considerazione tre congiunti di dirigenti dell’ospedale, il Luca Merlino, Direttore Vicario Assessorato alla Sanità Regione Lombardia (intervistato dalle Iene mentre si allontanava correndo da paralitico che era…), una serie di bambini affetti da Sma comparsi sulle Iene e che tutti hanno visto muoversi… Ci aspettiamo il peggio. Visto che i giochi si fanno sui risultati clinici, e dato che il Tar di Brescia aveva dichiarato che avrebbe disapplicato il blocco dell’Aifa sulla scorta dei risultati, noi eravamo abbastanza “rilassati”. Abbiamo, però, parlato con le famiglie e molti pazienti che noi abbiamo visto migliorare e ci hanno rivelato: “No, il medico ci ha detto che non è successo niente. Poi non ci visitano neanche…”. Ci è venuto il dubbio che qualcuno cerchi di barare perché costretto a farlo in base a concordanze d’interessi. Non si può più pensare a semplice ingenuità ed incompetenza.

Avete quindi deciso di raccogliere voi i dati?

Quando si dice Noi si intende le famiglie perché non siamo noi che strumentalizziamo i pazienti ma sono loro che strumentalizzano me.

Si instaura una sorta di vicinanza empatica?

Anche quando ho iniziato coi trapianti 30 anni fa, l’ho fatto insieme alle famiglie. Loro raccoglievano i soldi, mi hanno costruito il centro trapianti, abbiamo fatto insieme la promozione di midollo osseo di placenta, etc. Ho sempre lavorato in comunità. Anche adesso sono le famiglie che hanno deciso di raccogliere i dati assieme a noi, da soli. Questi dati, non influenzabili da alcun Rasputin, sono provenienti da altri ospedali dove qualcuno ha scritto sulla cartella di quel paziente “migliorato”.

Questo in seguito all’apertura di alcune Regioni alla sperimentazione in loco?

No, ci sono state dimostrazione di onestà intellettuale da parte di alcuni medici soprattutto nella fase in cui non arrivavano gli ordini superiori di tacere. Adesso la regione Sicilia ci sta deludendo moltissimo perché l’assessore alla Salute, Lucia Borsellino in qualità di presidente del comitato di Bioetica ha dichiarato che la metodica Stamina non funziona, senza peraltro aver controllato alcuna cartella clinica.

Queste posizioni di chiusura “istituzionale” stanno, però, influenzando la giurisprudenza e in primis la magistratura che all’inizio si era rivelata in gran parte favorevole all’accoglimento delle ragioni di chi volesse sottoporsi alle infusioni previste dal vostro metodo.

Abbiamo avuto una fase in cui i giudici quasi eccedevano mentre adesso dicono sempre no, perché sono umani come tutti. Un ministro ha nominato alcuni esperti, che non avrebbero alcuna esperienza nel campo delle staminali. Un giudice che legge che la terapia è pericolosa come fa a prescriverla? Ora bisogna andare dal giudice e dirgli: “Sai perché sarebbe pericolosa?”. Adesso arriveranno gli esposti ad alcune procure della Repubblica per falso in atto pubblico finalizzato ad impedire l’applicazione di una legge dello Stato, la 57/13, che permetteva la sperimentazione.

Ha criticato la neo senatrice a vita Elena Cattaneo, rea di aver attaccato il metodo Stamina perché “non ha riscontri di cure, non ci sono prove cliniche e non è stata verificata l’efficacia. Questo è un esempio di incapacità della politica che ha seguito la compassione e non i fatti”.

Che un farmacista si permetta di parlare con me di staminali mi offende, non avrei neanche voglia di parlarci. Non è un contendente ma un commensale. Sfrutta dei finanziamenti giganteschi per la ricerca pura che seppur utilissima, non ha ancora portato ad alcun risultato utile.

Alcuni metodi relativi alla cura di malattie, quali la Sla, attraverso interventi “ortodossi” con cellule staminali starebbero dando i propri risultati.

Lei parla del metodo Vescovi? Ha fatto in modo molto ortodosso un progetto di ricerca costato alcuni milioni e tempi lunghissimi. Qual è la soluzione avanzata? Sono stati presi, da quello che io conosco, 6 pazienti affetti da Sla. Sono stati sottoposti ad un intervento estremamente cruento, aprendo quasi tutti gli archi vertebrali ed iniettando con un ago staminali di feto abortito nel midollo spinale. Sei- nove ore d’intervento per fare cosa? Per mettere cellule staminali in alcuni punti del midollo spinale quando la Sla colpisce anche il cervello e quindi in teoria si sarebbero dovute iniettare quelle stesse cellule anche nel bulbo, in quanto la Sla è una malattia bulbare, dove ci sono i centri respiratori. Lui mira a curare solo la variante spinale della Sla però è dimostrato che il suo tipo di cellule migra di almeno 1 mm dal punto in cui vengono iniettate quindi bisognerebbe agire diffusamente. Inoltre, andando incontro alle tre fasi della sperimentazione, la prima di queste prevede solo di appurare se ci sono stati effetti tossici. La fase I non è utile al paziente. Dei 6 pazienti sottoposti a questa cura con cellule staminali, 2 sono morti non per colpa di Vescovi ma per progressione della malattia.

“Ortodossia” che qualcuno dice abbia colpito anche la cura Di Bella.

Quello è un caso diverso. È stato letto che l’octreotride (la longastatina, un farmaco che viene utilizzato per evitare i sanguinamenti perché stringe le arterie intestinali) guarisce un tipo di tumore. Ha un ricettore specifico su alcuni tipi di cellule, quelle di un tumore raro, neuro-endocrino maligno. La si può iniettare anche radioattiva così si fa una specie di scintigrafia così si vede dov’è il tumore e in più lo si combatte. Funziona, ma in questa malattia. Perché dovrebbe funzionare per altri tipi di tumori? Oltre a questa ci metteva anche della vitamina A, delle altre cose che si dice funzionino e i suoi risultati derivano dal fatto che in questi miscugli c’era anche spesso la ciclofosfamide, un agente chemioterapico. La terapia Di Bella è, quindi, un miscuglio di farmaci tutti potenzialmente utili.

Se nel caso della sperimentazione della cura Di Bella l’allora ministro della Salute Rosy Bindi si mostrò disponibile ad un’apertura “a furor di popolo”, perché questo non può succedere per il metodo Stamina?

Vuole paragonare la Lorenzin alla Bindi? Vedo le facce delle famiglie di malati che sanno che esiste una cura e che viene loro negata.

Opzione Stati Uniti per la sperimentazione?

Si tratterebbe non di terapia ma solo di ricerca, breve. Si produrrebbero lì le cellule, in un mese di coltura, e poi le si farebbe analizzare col ciclo fluorimetro, un laser che riconosce le molecole sulla superficie delle cellule, portando alla caratterizzazione delle cellule. Cioè ripetere la stessa esperienza di analisi e di riconoscimento avuta a Brescia ma che è stato dichiarato non essere stata fatta. Siccome di quest’Italia non possiamo fidarci noi abbiamo bisogno di una certificazione internazionale da qualcuno che non può essere criticato.

Qualcuno ha parlato della volontà di ottenere un brevetto internazionale sulla cura.

Non si fanno brevetti su procedure. Vannoni aveva scoperto che un suo collaboratore voleva brevettare di nascosto e per se stesso la metodica. Così ha messo a punto ed inviato un brevetto, americano ed europeo (poi ritirato il secondo), in cui è spiegata la metodica full proof ma senza completare la richiesta. In questo modo ha ottenuto che la metodica fosse congelata. Così non può essere più brevettato da nessuno al mondo.

Quindi perché il ministro ha proceduto, in seguito al parere del comitato scientifico, alla bocciatura della sperimentazione del metodo Stamina, definito “un rischio per i malati”?

Per tre ragioni. Uno, le cellule staminali potrebbero trasferire malattie virali in quanto allogeniche. Noi facciamo gli stessi esami dei donatori di sangue e di midollo. Due, le cellule potrebbero avere degli elementi ossei al loro interno, in quanto prelevate dalla cresta iliaca. Nonostante vengano prelevate da un’area del bacino, uno che sa coltivare le cellule sa che non resta alcun elemento dopo un mese di coltura e nove lavaggi. Tre, potrebbero essere contratte malattie autoimmuni nel cervello. Le cellule staminali sono per loro natura immunosoppressive. Alcune famiglie hanno deciso di fare un esposto alla procura della Repubblica di un paio di città contro la Commissione e contro la Lorenzin perché viene bloccata una legge dello stato, la 57/13.

Si parla, però, di vittime del metodo Stamina, come ad esempio il 54enne Carmine Vona che ha denunciato di essere stato sottoposto alla cura in un centro estetico di San Marino ed in seguito a questa di avere avuto gravi conseguenze, come ad esempio una crisi epilettica.

Prima che conoscessi Vannoni, è stato curato da lui a San Marino. Aveva una lesione cerebrale, chiaramente epilettogena, e poteva avere una convulsione prima, durante e dopo l’iniezione.

Si ma lui ha dichiarato di non avere avuto mai crisi del genere.

Beh, è successo dopo. È stata una complicazione. Gli è passata e non ha voluto continuare la terapia. Ha denunciato Andolina e questo mi ha lasciato stupito. C’è stato anche il caso di un morto di polmonite, un anno dopo una mia iniezione e dopo aver sospeso la terapia.



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